Ripartenza, Intesa: “L’industria del mobile è oltre i livelli pre-Covid”

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L’industria del mobile è uno dei settori più dinamici in questa fase di ripresa: nel primo semestre 2021 il fatturato è già tornato oltre i livelli pre-pandemici, con un incremento del 12,9% rispetto ai valori registrati negli stessi mesi del 2019. In Europa, solo Danimarca e Polonia hanno fatto meglio di noi. E’ quanto emerge dallo studio “L’industria italiana del mobile: sfide e opportunità di crescita” condotto e presentato da Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo intervenuto oggi all’evento “Il Salone del mobile di Milano.

Le imprese medio-grandi sono le maggiori protagoniste della ripresa in corso e sono in forte ripresa sia le vendite sul mercato interno sia le esportazioni. In particolare, si è registrato un balzo dei flussi di export verso Stati Uniti e Francia. Un buon contributo alla crescita è venuto anche dall’Asia (su tutti Cina, Corea del Sud e Qatar). “L’avanzo commerciale di questi primi sei mesi ha raggiunto quota 4,1 miliardi e potremmo superare gli 8 miliardi nell’intero anno, battendo il record storico del 2001”, spiega De Felice. Digitale, ricerca e sviluppo, green, internazionalizzazione e capitale umano sono le priorità da affrontare nei prossimi anni.

“La dinamica attesa degli investimenti è piuttosto positiva, dopo un 2020 negativo, e le imprese più grandi possono superare i livelli del 2019”, afferma De Felice, evidenziando che sta crescendo l’attenzione delle imprese verso l’ambiente. Secondo lo studio, si rafforza l’evidenza che essere sostenibili produce evidenti vantaggi economici: le imprese italiane del mobile con certificazioni ambientali hanno registrato un aumento del fatturato del 6,7% tra il 2017 e il 2019; il resto delle imprese del settore si è fermata a +1,8%.

Un contributo importante in termini di sostenibilità può venire anche dalle filiere di prossimità, particolarmente diffuse in Italia. Le filiere locali consentono, infatti, un miglior controllo della salvaguardia ambientale da parte dei fornitori e una divisione del lavoro “sostenibile”, anche grazie a forniture a chilometro zero. In generale, per il settore “gli incentivi hanno dato una spinta nell’immediato – aggiunge De Felice – ma tutte le imprese stanno lavorando molto verso la sostenibilità, la digitalizzazione, il rafforzamento del capitale umano, ricerca e sviluppo e qualità”.

Nei prossimi mesi, ha concuso, la sfida sarà “porre le basi per avere, dal 2025 in poi quando finirà l’effetto immediato di spinta degli investimenti legati al Pnrr, quell’incremento di produttività che l’Italia nel suo complesso non ha ottenuto in questi anni”.

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