Che faccia ha una formica? Dipende dalla specie e dall’ambiente in cui vive

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Che faccia ha una formica? È probabile che non vi siate mai posti questa domanda, viste le loro dimensioni e dunque la difficoltà nel discernere i dettagli dei loro volti. Ma questi dettagli ci sono, e le rendono anche molto diverse tra loro; e non solo: stando a uno studio pubblicato su Myrmecological News, ogni specie di formica ha un pattern preciso che non è solo decorativo, ma è adattato all’ambiente e ha un ruolo fondamentale nella sopravvivenza degli esemplari. La scoperta è il risultato di un progetto nato durante il lockdown, e che ha visto l’entomologo Clint Penick e i suoi studenti scattare migliaia di foto ravvicinate di questi piccoli insetti.

E tu che faccia hai? Quando diciamo “migliaia” non stiamo esagerando: in totale, Penick e il suo team hanno analizzato i pattern facciali di 11.000 diverse specie di formiche. Queste immagini sono state confrontate con quello che sappiamo sulle formiche dal punto di vista tassonomico, e hanno prodotto una classificazione divisa in cinque grandi gruppi. Quello “base”, che probabilmente era lo stato ancestrale della faccia delle formiche prima della diversificazione, prevede che la superficie del volto sia liscia; gli altri quattro definiscono superfici rispettivamente reticolate, striate, puntate o tuberose (cioè con la cuticola caratterizzata da protuberanze o spine). Questa divisione “pentapartita” ha permesso di classificare in modo gestibile i circa 150 termini diversi che gli scienziati hanno usato negli anni per descrivere il volto delle formiche.

L’utilità delle decorazioni. Le differenze tra formica e formica non sono solo decorative: ogni pattern ha dei pregi e dei difetti (in termini di sopravvivenza), e l’ambiente in cui vive l’animale determina direttamente in quale delle cinque categorie si collochi. Per esempio, le formiche che vivono sul suolo o sottoterra tendono ad avere il volto striato, con i canali molto vicini tra loro: in questo modo impediscono alla sabbia di penetrare, proteggendo gli insetti dai graffi. Altre “decorazioni” potrebbero invece aiutare a trattenere l’acqua, oppure a influenzare la comunicazione tra esemplari: la funzione di ogni singolo pattern non è ancora chiara e andrà investigata, ma adesso esiste un sistema di classificazione che dovrebbe rendere queste operazioni più semplici.



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