Da Paneco i pannelli «green» fatti con gli scarti dei vestiti
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Da alcuni anni la contaminazione tra il mondo della moda e quello dell’arredamento è sempre più forte: lo dimostra il crescente numero di grandi marchi del fashion che avviano divisioni dedicate alla casa e viceversa l’interesse da parte delle aziende del mobile di acquisire licenze per produrre questi brand. Ma la relazione tra i due mondi prende forma anche in aspetti più sottili e, per così dire, a monte della filiera produttiva.
È il caso di Paneco, brand giapponese che propone e realizza un nuovo modello di produzione orientato al riciclo, attraverso l’upcycling delle fibre di scarto dell’abbigliamento e la progettazione di un’economia circolare.
Un modo per riutilizzare parte di 13 milioni di tonnellate di rifiuti legati all’industria mondiale dell’abbigliamento. La maggior parte degli abiti dismessi viene smaltita e incenerita, con emissione di enormi quantità di gas serra.
Dopo tre anni di analisi e ricerche, l’azienda guidata dal ceo Kazuhiro Hara, ha dato vita a un prodotto multifunzionale a supporto di designer, architetti e aziende alla ricerca di materiali ecosostenibili, innovativi e ad alte prestazioni e a loro volta riciclabili a fine vita. Paneco può essere applicato in diverse tipologie costruttive, dai rivestimenti ai prodotti di design e arredo (tavoli, pouf, sedute, lampade, armadi) o per nuove soluzioni da utilizzare per decorazioni interne, espositori e mobili in vari spazi come negozi, strutture commerciali, eventi e uffici.
Il 91,5% di ogni pannello è composto da capi di abbigliamento recuperati: per realizzarne uno delle dimensioni di 930 x 930 x 5.5 mm, occorrono ad esempio 20 camicie.
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