Di Stefano: «L’Europa resta la casa comune, più sostegni alle nuove imprese»

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Prima la pandemia, poi la guerra: più di due anni terribili che hanno scardinato l’ordine mondiale. «In questo periodo abbiamo avuto la prova che il sistema su cui si fondavano la globalizzazione e la comunità internazionale aveva limiti evidenti. La dipendenza energetica è un esempio, il tema della sicurezza nazionale è stato sottovalutato da noi e da tutta l’Europa. Ma anche la mancanza di materie prime, la carenza di microchip che ha fermato le industrie».

Una riflessione si impone. Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria ha scelto di dedicare all’approfondimento di questi temi, determinanti per la crescita del nostro paese e della Ue, il convegno di Rapallo che si apre domani. “PaesEuropa. Tempo di nuova globalizzazione” è il titolo scelto.

«La Ue – dice Di Stefano – resta la nostra casa comune. Il nostro benessere, la nostra crescita sono legati alle sorti delle Ue che si deve rafforzare: occorre una maggiore identità europea, nel contesto di una difesa e anzi di un rafforzamento delle relazioni multilaterali». Un impegno dell’Europa, quindi, «con l’Italia che deve giocare un ruolo da protagonista. Occorre una nuova globalizzazione, fatta di catene del valore più solide ad alto valore aggiunto, strutturate in modo tale da considerare prioritaria la sicurezza degli approvvigionamenti rispetto alla convenienza economica. Nel rispetto della democrazia e delle regole del libero mercato».

Segretari di partiti, ministri: c’è molta presenza politica tra i relatori. Va rafforzato il dialogo?

In questa fase il confronto con il governo va ulteriormente consolidato, in modo costruttivo. La situazione economica è molto difficile: una pandemia non ancora finita, il rialzo vertiginoso dei costi dell’energia e delle materie prime, l’inflazione che di conseguenza è cresciuta, il debito pubblico aumentato. Servono decisioni importanti ed è assolutamente necessario varare le riforme, legate all’attuazione del Pnrr e non solo. I partiti vanno richiamati sulle urgenze dell’economia, a prendere decisioni. Occorre pensare
al futuro del paese senza farsi dettare l’agenda dalle scadenze elettorali.

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