Il sindaco Sala e gli studenti del Parini cantano “Bella Ciao”: il ricordo

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Hanno cantato Bella Ciao insieme, il sindaco Beppe Sala e gli studenti del liceo classico Parini, per ricordare Giambattista Mancuso, ex allievo e figlio del custode della scuola, morto da partigiano nel 1944. L’omaggio, a due giorni dalle celebrazioni per il 25 aprile, si è svolto in mattinata, fuori dall’istituto di via Goito, sotto la targa dedicata al partigiano, ucciso a 22 anni. “Qui dimorò Giambattista Mancuso, studente universitario che il fiore della giovinezza volle offrire in sacrificio eroico nella lotta per la libertà” si legge sulla facciata del liceo, che ricorda l’ex allievo come esempio della tradizione antifascista dell’istituto. A memoria della quale sta anche la scritta ‘Parini Antifascista’ sull’asfalto di via Goito, che gli studenti ridipingono regolarmente.

“Giambattista era un ragazzo della nostra età, lo sentiamo vicino a noi ed è stato toccante ascoltare la sua storia – racconta Gabriele Hazizi, 20 anni, allievo della 5B – Mi sono chiesto cosa avrei fatto io al suo posto. La prima risposta, d’impulso, è che contro una dittatura opprimente come il fascismo avrei combattuto, ma poi mi sono chiesto se avrei davvero avuto il suo coraggio. Credo che ascoltare queste storie alla nostra età sia importante per essere e diventare cittadini consapevoli e partecipi della vita di comunità”.

A postare il video dell’omaggio sui social network è stato il sindaco Sala, che abita a pochi passi dal liceo, in via Goito. ll giovane, nato a Palmi in Calabria, si era trasferito a Milano con la famiglia quando il padre aveva trovato lavoro come custode dell’istituto. Dopo il diploma Mancuso si era iscritto a medicina, facoltà che frequentò fino a quando, dopo l’armistizio, interruppe gli studi per entrare nella Resistenza. A parlare di lui è la scheda redatta dall’Anpi, Associazione nazionale partigiani d’Italia: “Inquadrato nella Divisione ‘Orobica’ di ‘Giustizia e Libertà’ e, successivamente, nella Brigata partigiana ‘XXIV maggio’ – si legge – per mesi il ragazzo si era assunto il rischioso compito di trasportare armi alle formazioni partigiane operanti in Val Brembana. Per uno di questi trasferimenti – raccontano ancora – aveva addirittura avuto l’ardire di chiedere un passaggio a un veicolo di fascisti”. Ed è proprio in Val Brembana, nella Bergamasca, che Mancuso morì, combattendo insieme ad altri 18 partigiani, sulle alture di Cornalba, colpite dal rastrellamento compiuto da 450 uomini delle Brigate nere.

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