Addio a Lorenzo Revojera, alpinista ingegnere e scrittore di montagna
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Ingegnere e grande amante della montagna – vissuta come alpinista e raccontata nei suoi numerosi saggi – ma anche segretario generale della Fondazione Rui (Residenze Universitarie Internazionali), promotore del programma Erasmus e biografo di Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei, di cui fu anche collaboratore: Lorenzo Revojera è morto il 24 gennaio a Milano (sua città natale) all’età di 92 anni. Era uno dei promotori della sezione milanese del Cai, di cui fu un iscritto sin dal 1947 e un consigliere, nonché (dal 1999 al 2003) membro della commissione centrale della Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano.
Membro accademico del Gism (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna), ha collaborato a vari periodici di cultura alpina, pubblicando diversi volumi e monografie tra cui si ricordano “Storie di casa e di montagna”, la raccolta di racconti “Sui monti fioccano” e il romanzo “Le fragole dell’Alpe Devero”. È inoltre autore della biografia del conte Francesco Lurani Cernuschi intitolata “Un patrizio milanese verso la modernità” e nel 2006 ha dato alle stampe “L’avventura della montagna”, una storia dell’alpinismo per ragazzi. Al 2008 risale invece “Studenti in cordata. Storia della Sucai 1905-1965”.
Nato a Milano il 17 gennaio 1930, Revojera si laureò in Ingegneria al Politecnico nel 1956, iniziando la sua attività professionale con grandi imprese di costruzione. A vent’anni, nel 1950, fu il primo milanese ad entrare a far parte dell’Opus Dei, dove conobbe personalmente il fondatore San Josemaría Escrivá, che seguì sia a Milano sia a Roma. Alla sua figura dedicò i libri “San Josemaria Escrivà” (del 2008) e “San Josemaría in terra lombarda con lo sguardo rivolto alla Madonnina 1948-1973” (nel 2011).
Affiancò il fondatore dell’Opus Dei anche nella fondazione del centro di formazione professionale Elis (Educazione, Lavoro, Istruzione, Sport), inaugurato nel 1965 a Roma per promuovere l’inserimento sociale e lavorativo dei ragazzi. “Lorenzo Revojera era uno dei grandi maestri Elis. Un esempio che non perdeva mai l’occasione di insegnarti qualcosa non appena gli capitavi a tiro – ha scritto sui social Pierluigi Bartolomei, direttore generale dell’Associazione Centro Elis – Persona discreta, profonda, intelligente ed equilibrata. Mai sotto i riflettori e sempre dietro le quinte, dove si sentiva a suo agio nel sostenere tutti i progetti che gli venivano affidati”.
Di lui Bartolomei e gli altri collaboratori ricordano “il suo sorriso autentico, l’abbraccio fraterno, sincero e la sua pacatezza. Gli incontri con lui davano forza e buonumore. Era con Mario Forte e Bruno Fasanelli la testa pensante e noi eravamo le braccia sul territorio”. Il legame con l’Elis non era mai venuto meno nonostante il passare degli anni: “Renzo veniva dal nord un paio di volte al mese per delle riunioni nel comitato di gestione e ci raccontava spesso della montagna, la sua grande passione – si legge ancora nel post – C’era anche il 2 giugno 1989, quando l’allora presidente della Repubblica volle riconoscere e premiare il centro Elis con il diploma di benemerenza di prima classe (Medaglia d’oro)…
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