Msc pronta a investire 2 miliardi in Italia «Svolta su idrogeno e nuovi
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La ricerca è in corso
«Abbiamo in corso – ha detto Vago – un confronto con Fincantieri per trovare soluzioni tecniche nel campo della sostenibilità che, nel giro di breve tempo, ci possano traghettare a ulteriori soluzioni tecniche, ancora più definitive, su cui i nostri investimenti potrebbero arrivare a due miliardi prima del 2030».
Una somma che sarà indirizzata, ha detto Vago, «su più navi, perché è difficile trovare sistemi per 20 megawatt (la potenza che serve a muovere un’unità da crociera di grandi dimensioni, per costruire la quale occorre un investimento di circa un miliardo, ndr), e allora stiamo partendo con le navi di lusso (di stazza più contenuta, ndr): iniziamo con le taglie più piccole per arrivare a quelle più grandi».
Investimenti e tecnologie
Gli investimenti di Msc sono dunque legati a filo doppio alla tecnologia disponibile in materia di sostenibilità. Il cui sviluppo però dipende anche da scelte politiche. «C’è una grandissima discussione – ha proseguito Vago – sul fit for 55 dell’Ue, in cui entra la taxonomy, che intende definire quali saranno i settori green su cui la Comunità concentrerà i finanziamenti in futuro, e all’interno del quale si muove anche la Sace (essenziale per il credito al finanziamento delle commesse navali, ndr). Come industria crocieristica noi facciamo molta ricerca: sull’idrogeno, in cui entra l’accordo firmato a luglio con Fincantieri e Snam, sulle batterie, sulle fuel cell, sul metanolo, sui carburanti alternativi. Perché se vogliamo arrivare a emissioni zero nel 2050, dato che i costi delle navi vengono ammortizzati in 30 anni, dobbiamo già oggi capire quale possa essere la propulsione senza Co2. Il rischio che non vogliamo correre, rispetto alla taxonomy, quindi, è che l’Ue arrivi a dire che non si finanziano più le navi da crociera perché tutto quello che emette Co2 non deve essere finanziato».
Il ruolo della politica
E qui entra in gioco la necessità di un ruolo forte della politica. «Per i Governi – ha affermato Vago – è facile fare dichiarazioni politiche e poi lasciare all’imprenditore il compito di trovare le soluzioni. Ma in questo caso la sfida è così grossa che se non lavoriamo in sintonia con i Governi, e con tutta la capacità industriale europea, avremo dei problemi. Noi siamo pronti a mettere due miliardi sul tavolo che, con il moltiplicatore dell’industria cantieristica sull’indotto, che è del 4,5, diventano nove miliardi. Ma spesso mi chiedo se a Roma capiscano quel che sta avvenendo a Bruxelles. Bisogna stare attenti, perché Fincantieri, e tutto ciò che produce, allargato all’industria italiana, lo stiamo esportando. E ci deve essere un supporto all’industria crocieristica, perché possa continuare, con la garanzia del Governo italiano, a fare investimenti in tecnologie che le garantiscano il futuro».
Gli Stati Uniti guidano la ricerca
Oggi, ha proseguito Vago, «ad esempio, a parte Fincantieri e l’università che sta facendo ricerca, in Europa non c’è una società che abbia la capacità di avere il know-how delle fuel cell. Siamo dovuti andare in America per trovare soluzioni concrete in questo campo….
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