Il Grand Tour della bellezza per costruire l’identità europea in mostra alle

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C’era una volta il Grand Tour, il viaggio in Italia dell’élite europea che veniva a raffinare il gusto e a completare la propria formazione. Una tappa obbligatoria per artisti, studiosi, aristocratici, politici e uomini di chiesa che tra la fine del ‘600 e la metà dell’800 valicavano le Alpi puntando verso Firenze, Roma e Napoli, per poi risalire a Vicenza e Venezia, in un giro da sogno che negli anni ha aggiunto Pompei e Ercolano, venute alla luce a metà del ‘700, e la Sicilia, terra lontanissima per gli intellettuali del Nord, ma ricca di magnificenze, tanto che Goethe scrisse: “L’Italia senza la Sicilia non lascia alcuna immagine nell’anima. Qui è la chiave di tutto”.

(fotogramma)

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È dedicata alla moda internazionale del “Grand Tour” la mostra che oggi apre alle Gallerie d’Italia per festeggiare i dieci anni del museo che custodisce le collezioni di Intesa Sanpaolo. Un’esposizione, come al solito imponente, che riunisce per la prima volta 130 opere provenienti dai più importanti musei del mondo, realizzata in partnership con il Museo archeologico di Napoli e l’Ermitage di San Pietroburgo, e curata da Fernando Mazzocca con Stefano Grandesso e Francesco Leone. Un viaggio nel viaggio per raccontare “il decisivo contributo del nostro paese alla creazione di un’identità europea” commenta Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo, che con orgoglio snocciola il bilancio dei primi due lustri: 40 mostre allestite in piazza Scala e 2 milioni di visitatori totali. Un traguardo che il ministro della Cultura Dario Franceschini ritiene di esempio per il paese: “Intesa Sanpaolo ha indicato una strada che si inserisce nel solco di una tradizione, quella delle Fondazioni, che è stata molto importante per il paese”.

 

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Attraverso dipinti, sculture e oggetti di preziosissima fattura l’esposizione accompagna il visitatore in quello che nel ‘ 700 era il percorso più tradizionale (mancano i laghi lombardi), mostrando con una sequenza di vedute (Canaletto, Panini, Lusieri, Barberi, Patch e molti altri) quello che i viaggiatori del tempo potevano ammirare. Roma in testa a tutte le altre città, tra splendore e rovine di un modo antico da cui c’era solo da imparare, Venezia, con i sontuosi palazzi e i caratteristici canali, Napoli, con il golfo mozzafiato e il Vesuvio in eruzione, fino ai templi greci di Sicilia. Una sezione importante è dedicata ai ritratti che gli intellettuali giramondo ritenevano l’indispensabile trofeo da esibire dopo i mesi trascorsi in Italia, con la galleria aperta dai dipinti di Batoni, l’artista più richiesto, seguiti dai quadri di Ingres, Mengs, Gérard, Fabre, Zoffany.

 

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Divertente il capitolo dedicato ai souvenir, perché anche nel ‘ 700 si tornava a casa con un ricordo italiano, che non erano le chincaglierie con il…

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