«La moda impari dal design il valore del bello senza tempo»
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Sono molti i pezzi che hanno stimolato la mia creatività e che mi sono divertito a disegnare, anche perché i tempi del design sono più lunghi di quelli della moda, e questo consente di girare intorno alle idee e di “giocarci”. Non sono un bevitore, ma amo l’idea del mobile bar, che mi rimanda a raffinatezze art decò, a un certo elegante edonismo. Negli anni ne ho disegnati alcuni, e in questa ultima collezione ne ho immaginato uno chiamato Royal, splendente con i suoi profili curvi e le superfici oro, realizzato con minuziosa cura artigianale. Elementi come questo mi rappresentano, perché combinano tradizione e contemporaneità nel segno di un accurato lavoro manuale.
Ce ne sono alcuni ai quali è più affezionato?
La Logo Lamp, che disegnai nel 1982, quasi due decadi prima di lanciare Armani/Casa. È una lampada dal profilo geometrico, vagamente esotica, che considero la prima espressione di curiosità e ambizione di estendere la mia estetica ad altre aree. Fu l’antesignana dello stile Armani nel mondo della progettazione di interni. Le sono affezionato proprio perché è un pezzo pionieristico, perfetto nella sua modernità senza tempo, emblematico degli elementi chiave della mia filosofia di design.
Oltre a quella creativa, c’è stata, nella sua esperienza, un’osmosi di know how tra moda e design?
Assolutamente sì: incontro ogni giorno, nella moda come nel design, artigiani eccezionali. In Italia abbiamo un patrimonio di artigianalità incredibile: che si tratti di curvare il legno in un certo modo o di realizzare uno speciale intreccio tessile. Mi piace esplorare questo mondo e scoprire, a volte riscoprire, riportandole alla luce, lavorazioni meravigliose. Le sfide sono il pungolo a fare sempre meglio e offrire prodotti di lusso unici.
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