“Milano è antifascista”: il Comune estende l’obbligo di rispetto della
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Milano, città Medaglia d’oro della Resistenza, è antifascista. E il Comune decide di ribadirlo, pensando anche agli episodi di intolleranza, odio razziale e xenofobo degli ultimi tempi. Lo fa riproponendo e ampliando con una delibera di giunta il ‘patentino’ antifascista che dal 2018 è richiesto a enti, associazioni e singoli per svolgere iniziative e qualsiasi tipo di attività negli spazi pubblici. Una dichiarazione di rispetto dei valori della Costituzione repubblicana e antifascista che vale come rifiuto di ogni teoria neofascista e di estrema destra.
Era appunto il gennaio 2018 quando il Consiglio comunale aveva approvato un ordine del giorno sul tema “Rispetto dei valori della Costituzione repubblicana e antifascista” invitando la giunta “a non concedere spazi, patrocini, contributi di qualunque natura a coloro i quali non garantiscano di rispettare i valori sanciti dalla Costituzione, professando e/o praticando comportamenti fascisti, razzisti, discriminatori verso ogni orientamento e identità di genere”. Una richiesta che arrivava dopo alcuni casi di sale, soprattutto di sedi dei municipi, impegnate da eventi a cui partecipavano neofascisti più o meno dichiarati. Sempre il Consiglio comunale aveva chiesto alla giunta di subordinare “l’assegnazione o concessione di spazi, suolo pubblico e sale di proprietà del Comune, patrocini, contributi di qualunque natura ad una dichiarazione esplicita di rispetto dei valori e dei principi fondanti della Costituzione italiana repubblicana e antifascista”. A quelle richieste la giunta aveva risposto positivamente, così dal maggio 2018 era entrato in vigore l’obbligo di dichiarazione “antifascista” per i soggetti che chiedevano al Comune la concessione di suolo pubblico, sale e spazi per lo svolgimento di manifestazioni o iniziative, patrocinio, contributi diretti o indiretti.
Ma la delibera del 2018, in realtà, si limitava a disporre l’obbligo solo per di iniziative, manifestazioni ed eventi di carattere sociale, sportivo, ricreativo, politico ed istituzionale, di durata temporanea e su istanza di parte: eventi spot, insomma, ma lo stesso obbligo non valeva per chi partecipava a bandi per la concessione e la locazione di spazi a uso non commerciale di proprietà del Comune. Da qui l’esigenza di aggiornare quel provvedimento con quello appena firmato dalla…
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