Libertà di stampa, aborto e divorzio: a Milano una tre giorni sui diritti delle

Se è vero che la pandemia si è accanita soprattutto sui deboli e sulle categorie più fragili, allora è due volte preoccupante dover prendere atto che le donne più degli uomini abbiano sofferto le conseguenze del Covid. E così se durante i vari lockdown si è assistito a un consistente aumento delle violenze domestiche così come alla perdita di lavoro soprattutto femminile, ora è il caso di prendere parola e reagire. Da lunedì Fondazione Feltrinelli lancia “We Women. Talks about women who fight” tre appuntamenti in streaming condotti da Benedetta Tobagi e organizzati in collaborazione con Amnesty International. Tre confronti che nelle intenzioni dovrebbero essere solo un assaggio in vista di giugno, quando le donne saranno in viale Pasubio ancora più protagoniste.

Intanto il primo dei tre webinar, in streaming appunto lunedì alle 18,30 su www.fondazionefeltrinelli. it sarà dedicato a “Il dissenso della voce” e cioè alla libertà di stampa e di opinione che per milioni di donne, giusto per essere chiari, in molti paesi non sono semplicemente previste. Focus sulla situazione al Cairo con la giornalista e attivista egiziana Lina Atallah, co-fondatrice del quotidiano online Mada Masr, Marta Santamato Cosentino, giornalista e regista del documentario ‘What remains of me’ incentrato su alcune sopravvissute alle sevizie di Boko Haram, e Debora Del Pistoia, ricercatrice Amnesty.

Stessa ora l’8 giugno per ‘Il dissenso della pelle’ dedicato ovviamente ai temi dell’identità e del razzismo nell’era del Black Lives Matter. Movimento in cui è attivista afro-italiana Victoria Oluboyo, ospite con Ilaria Masinara, campaign manager su migrazioni e discriminazioni Amnesty.

In mezzo, ancora alle 18,30, il 25 maggio sarà la volta de ‘Il dissenso del corpo’ che affronterà il tema del diritto all’aborto. “Diamo per scontato quel che non lo è affatto e non serve andare in Honduras dove un aborto spontaneo rischia di essere punito con 30 anni di detenzione” avverte Tina Marinari, una delle ospiti. Responsabile dell’ufficio campagne Amnesty dove ad esempio coordina #IoLoChiedo, progetto nato per far passare una volta per tutte l’idea che il sesso senza consenso è stupro, sottolinea ad esempio un grande problema italiano. “Negli ospedali pubblici la quota di obiettori tra il personale medico è altissima. Con punte dell’80% in Campania e del 90% in Basilicata, dove di fatto è impossibile abortire e dove ogni anno centinaia di donne sono costrette a rivolgersi ad altre regioni e soprattutto all’estero. Oppure a Malta e a San Marino l’aborto non è contemplato. Anche da noi, dove una donna su cinque ha subito un aborto, anche in Europa insomma i diritti vanno difesi e conquistati. L’aborto è un diritto fondamentale della donna”.

Bisogna ricordarselo bene, perché dietro l’angolo la Polonia i diritti li sta perdendo uno dietro l’altro. “Dopo la manifestazione di gennaio la situazione è peggiorata e dopo la proibizione dell’aborto ora rischiamo di vedere cancellato il diritto al divorzio” lancia l’allarme Antonina Lewandowska, altra ospite, attivista polacca e sociologa. “La destra conservatrice aveva già minacciato in passato di dare…