La differenza di genere incide sull’uso di una città? Il questionario per capire
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Guardare una città, Milano, da una prospettiva di genere: quanto è sicura e accogliente per una donna, per un uomo o per le identità non binarie? Un questionario online, adesso, proverà a capirlo. Si chiama Sex & the City, ed è il progetto vincitore della call Urban Factor di Milano Urban Center promosso dal Comune di Milano insieme a Triennale Milano.
La domanda di partenza – o meglio: la domanda che racchiude tutte le altre – è una: come usano la città donne, uomini, ragazzi e ragazze, omosessuali, transessuali? Perché se Milano è una, per ognuno può essere diversa. Gli studi internazionali che su questo tema vengono condotti da decenni dicono, per esempio, che in generale il pattern della mobilità maschile è del pendolare standard, che esce di casa la mattina e torna la sera, facendo in auto o in treno dei percorsi predefiniti e unici. Quello della donna è molto diverso, frammentato e più locale, perché oltre al lavoro c’è la spesa, il parco giochi con i bambini, l’anziano padre o madre in carrozzina da accompagnare dal medico a piedi. Come cambia, quindi, la percezione della città a seconda del genere? “Quando abbiamo vinto la call – spiega Azzurra Muzzonigro, architetta e ricercatrice urbana che lavora al progetto con la collega Florencia Andreola con cui ha preparato il questionario online – abbiamo speso il primo anno a creare uno strumento teorico-pratico che ci consentisse di leggere la città, di capire quale sia l’intersezione tra genere e pianificazione: e ci siamo accorte che per Milano non ci sono dati differenziati per genere. Cercare di capirli, di capire i bisogni, è il primo passo per cercare poi delle soluzioni”.
Quanto è inclusiva, quindi, Milano? Il mese scorso, dopo l’aggressione e l’omicidio a Londra di Sarah Everard, The Guardian ha pubblicato un articolo sulla necessità di una “città femminista”, intesa come città sicura per le donne. Lo spazio pubblico – ma anche quello domestico – viene visto diversamente a seconda del genere, e un parcheggio pubblico poco illuminato può essere un problema di poco conto per un uomo ma può essere un deterrente a uscire per una donna, o per una persona Lgbtq+. Mezzi pubblici poco puliti o controllati valgono allo stesso modo ma, come raccontano anche le ricerche della studiosa di genere Carolina Criado Perez – che dice: “Quando i pianificatori non tengono conto del genere, gli spazi pubblici diventano di default spazi maschili” – ci sono anche questioni che è molto difficile immaginare in astratto: una città non a misura di donne o di disabili e dei loro caregiver è per esempio quella in cui i marciapiedi non sono puliti dalla neve o dal ghiaccio o sono troppo stretti e occupati da arredi urbani, impedendo la mobilità di chi spinge un passeggino o una carrozzina.
“I punti di osservazione vanno dallo spazio domestico a quello pubblico, dalla condizione lavorativa femminile ai servizi offerti alle donne: vogliamo capire quanto Milano sia accogliente e quanto cittadine e cittadini si sentano a loro agio nell’uso degli spazi e dei servizi”, spiegano ancora le curatrici. Le ricerche internazionali, dicevamo, come il Global Mobility…
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