Ho visto «Ciao Darwin» nel match trattorie contro stellati. Indovinate chi ha

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Ci voleva una puntata dedicata allo scontro tra “Trattorie” e “Stellati” per convincermi a fare l’una guardando “Ciao Darwin”, com’è successo venerdì. 

“Ciao Darwin” riporta la televisione indietro di quarant’anni, alle fondamenta della prima Fininvest: peti, donne (semi)nude e uova in faccia. Le trasmissioni ideate dai boomer che ancora dominano le reti – come Ricci, come Bonolis, che conduce con ammirevole sprezzo questo programma –paiono scritte dal sindaco di Terni, la cui frase “un uomo normale guarda il c**o di una donna” sembra il soggetto dello show. 

Senza indugiare oltre, l’apice delle tre ore di spettacolo è Luca Laurenti nei panni di un chihuahua infoiato che mima un rapporto con l’inerme modella israeliana Orian Ichaki, nei panni – succinti: un bikini chirurgico – di “Madre Natura”. Un momento al cui confronto “Drive in” sembrava Beckett. 

Ma basta fare i bacchettoni, perbacco, veniamo allo scontro “Trattorie vs Stellati”. Come è noto agli appassionati dello show dedicato alla selezione naturale, due squadre rappresentati opposte categorie si sfidano in varie prove, una versione parrocchiale di “Giochi senza frontiere” in cui malcapitati scelti con astuzia si sottopongono a varie umiliazioni. 

Venerdì i due team di tifosi-concorrenti sono capitanati da Claudio Amendola, per le trattorie, e Andy Luotto per gli stellati. Il casting naturalmente deve aver avuto grandi difficoltà a selezionare partecipanti per quest’ultimo gruppo: i bizzarri “stellati” si rivelano praticamente tutti dipendenti di alberghi, che a differenza dei ristoranti le stelle le hanno sempre, e l’unico volto noto è quello del già vincitore di Masterchef Antonio Lorenzon, evidentemente felice di una comparsata. Aizzati gli uni contro gli altri, i due team si rivolgono accuse che è facile riassumere in tre parole cadauna: “siete dei ladri”, “siete degli zozzoni.” Molto interessante. 

Alla fine, per la cronaca, vincono le trattorie, per motivi di puro sentiment: in una sfida tra macchiette popolane e altezzose, nessuno può tifare per la signora esperta di bon ton che grida “ma che ne sapete voi di cos’è un amuse-bouche!”. 

Meno male che a salvare il tutto c’è un tocco di garbo torinese: tra i pop ecco Fabio Belcastro, detto Fabietto, oste adorabile di Barbagusto, che ridendo esclama «voi rivisitate i piatti: saranno belli da vedere, ma è in insulto, tradite la tradizione e la cultura italiana». Frase con cui si può essere o meno d’accordo, ma ha la profondità di Wittgenstein rispetto ai testi di Bonolis: «e ora arriverà il più stupido discendente della dinastia Ming: Minghion».

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