Abbiamo trovato il fossile del “drago blu” del Giappone

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Il drago blu, o azzurro a seconda della traduzione, è una creatura del folklore cinese che ha anche fatto il “salto” ai Paesi confinanti: in Giappone, per esempio, è uno dei quattro spiriti guardiani della città di Kyoto. Cosa c’entra su un sito di scienza? Be’, la risposta è che l’abbiamo trovato. Non il drago blu in persona, ma il fossile di un mosasauro (un rettile marino preistorico ormai estinto) dall’aspetto inusuale, e che è stato soprannominato “drago blu di Wakayama”, dal nome della località dov’è stato rinvenuto. A confronto con gli altri mosasauri che conosciamo ha una forma del corpo diversa, e il team che l’ha descritto (in uno studio pubblicato sul Journal of Systematic Palaeontology) non è ancora sicuro di come questo animale nuotasse.

Mezzo drago, mezzo delfino? Spesso presi erroneamente per dinosauri, i mosasauri erano rettili esclusivamente acquatici comparsi sulla Terra circa 82 milioni di anni fa e scomparsi, insieme proprio ai dinosauri e a molti altri rettili, 65 milioni di anni fa, dopo la caduta dell’asteroide Chicxulub. Erano carnivori e predatori, ed erano il gruppo che dominava i mari durante l’epoca dei dinosauri. Il drago blu di Wakayama – il cui nome scientifico completo è Megapterygius wakayamaensis – era lungo 6 metri, una dimensione tutto sommato modesta se confrontata con altre specie di mosasauro che superavano i 15 metri. Ma soprattutto, aveva un’anatomia diversa da quella dei suoi parenti: quattro lunghe pinne a forma di remo e delle stesse dimensioni, più una pinna caudale simile a quella dei delfini e, probabilmente, anche una pinna dorsale. Ci sono voluti 17 anni per ricostruire e descrivere il fossile, rinvenuto nel 2006, e il risultato è una sorta di puzzle per il team dell’università di Cincinnati che ha condotto lo studio.

Come nuotava il drago blu? Gli altri mosasauri conosciuti, infatti, avevano le pinne posteriori più piccole di quelle del drago blu, che invece era più “simmetrico” e dotato di quattro arti di dimensioni uguali. Non solo: la sua colonna vertebrale assomigliava più a quella di un delfino o di una focena, il che fa pensare anche che potesse essere dotato di pinna dorsale per aiutarsi durante il nuoto. E proprio quest’ultimo è il vero mistero del drago blu, che come spiegano gli autori era dotato di cinque diverse superfici idrodinamiche utili per il movimento (le quattro pinne e la coda). Quali di queste servivano per la propulsione e quali invece per…

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