Effetto caldo sui consumi: “A rischio 3,4 miliardi di spesa”

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MILANO – Il caldo disincentiva lo shopping. Non è una novità, tant’è che in molti paesi del Sud Europa e anche in alcune regioni del Sud Italia d’estate i negozi riaprono solo nel tardo pomeriggio. Quest’anno però a denunciare questa tendenza è Confesercenti, che ha stimato una possibile perdita fino a 3,4 miliardi di euro. L’ondata di calore, infatti, non impatta solo sul lavoro, ma in generale scoraggia l’attività all’aperto riducendo anche la propensione al consumo delle famiglie.
A segnalare il rallentamento e il cambiamento delle fasce orarie di chi va a fare compere nei negozi sono gli stessi negozianti iscritti all’associazione: cittadini e turisti rinunciano allo shopping nelle ore più calde del giorno, concentrandolo nel tardo pomeriggio, in particolare dalle 18 in poi.

A soffrire molto la situazione sono i mercati, tradizionalmente attivi in orari mattutini: “Alcuni soci – condivide Confesercenti – segnalano cali fino al 30% delle vendite rispetto allo scorso luglio”.

L’impatto su bar e ristoranti

Chi pensa che la bella stagione incoraggi gli incontri all’aperto quest’anno si dovrà ricredere: il “caldone” sta mettendo alla prova anche le attività della ristorazione che denunciano tavoli all’aperto e dehor sempre più vuoti anche nelle località turistiche.
 

La crescita delle spese per l’energia

A disincentivare le spese e lo shopping è anche l’aumento dell’utilizzo dei condizionatori che, oltre a impattare negativamente sui consumi elettrici e quindi sull’ambiente, lo fa sui portafogli delle famiglie. Nella prima settimana segnata dall’avvento di Caronte questi consumi sono aumentati del 7%: un’accelerazione che rischia di ridurre il beneficio della frenata delle tariffe. A fine anno la spesa per l’energia delle famiglie dovrebbe restare a quota 20 miliardi, ancora 6,6 miliardi oltre quanto pagato nel 2020.
 

“Questa situazione – dichiarano da Confesercenti – pone una sfida per le attività economiche e il lavoro. Abbiamo già invitato gli associati ad adottare tutti i provvedimenti di prevenzione per ridurre al minimo il rischio espositivo dei dipendenti, a partire da misure che favoriscano la turnazione del personale e la rimodulazione degli orari di attività, per evitare i momenti più caldi della giornata. Il ricorso alla cassa integrazione, però, deve avvenire solo se strettamente necessario: bisogna dare priorità a turnazioni e orari di lavoro flessibili in particolare nelle attività del turismo”.




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