La cacca dei mitili contro le microplastiche

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Come si fa a risolvere il problema delle microplastiche negli oceani di tutto il mondo? Se avessimo una risposta non saremmo qui ma a salvare il mondo: l’onnipresenza di minuscoli frammenti di plastica nelle acque del pianeta è una delle grandi questioni del nostro tempo, alla quale stiamo disperatamente cercando una soluzione.

L’ultima proposta in ordine di tempo arriva dal Plymouth Marine Laboratory, dove un gruppo di ecologi guidati da Penelope Lindeque hanno scoperto che i mitili eduli (Mytilus edulis), molluschi bivalvi parenti stretti delle nostre cozze, “sequestrano” le microplastiche dall’acqua in cui vivono e le immagazzinano nelle loro feci. Lo studio è pubblicato su Science.

Servizio raccolta microplastiche. Le microplastiche creano parecchi problemi agli animali marini di tutte le dimensioni. Pesci e cetacei rischiano di trovarsi l’intestino bloccato da questi minuti (meno di 5mm di diametro) frammenti di plastica che provengono dalle fonti più svariate, dai tessuti sintetici che si sfibrano ai pneumatici che si consumano; alcune creature marine possono addirittura subire danni gravi ai tessuti. Senza contare che le microplastiche sono invisibili e molto numerose: rimuoverle dalle acque di tutto il mondo è un problema.

Entrano in scena i mitili eduli: non solo sono “immuni” alle microplastiche, ma dopo averle ingerite le impacchettano insieme al resto delle sostanze di scarto del loro pasto, e le intrappolano quindi nelle loro feci. Le quali sono più facili da individuare e pulire, oltre a rendere le particelle innocue (almeno nel breve periodo: anche la cacca prima o poi si disgrega e le microplastiche che conteneva ritornano a circolare).

Risolvere alla fonte. La capacità dei mitili di sottrarre microplastiche all’ambiente e custodirle in una forma più comoda per noi umani è stata messa alla prova prima in laboratorio, poi in natura. In entrambi i casi, i mitili eduli si sono dimostrati in grado di assorbire (e togliere quindi dalla circolazione) fino a due terzi delle microplastiche presenti in acqua.

Il contributo dei singoli esemplari è relativamente modesto (circa 240 particelle di microplastica al giorno), ma secondo lo studio aumentando la concentrazione di mitili in un’area si potrebbe arrivare a cifre decisamente più interessanti: fino a 250.000 particelle all’ora. Dopodiché, se questo metodo si rivelasse applicabile su larga scala, rimarrebbe da risolvere il problema di come raccogliere le feci ricche di microplastiche dall’ambiente. E ovviamente, sarebbe ancora meglio se la smettessimo di produrre plastica in quantità industriali, e quindi di riempire il mare di microplastiche.



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