Gli elefanti hanno più neuroni facciali di noi

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Gli elefanti sono mammiferi inconfondibili, e la proboscide è, insieme alle orecchie e alle zanne, la struttura che più di tutte li definisce. Per i pachidermi è molto più che un semplice naso: è uno strumento multiuso, che può essere usato sia per sollevare oggetti pesanti sia per compiere operazioni delicatissime come afferrare un singolo filo d’erba senza danneggiarlo.

Per controllarla servono moltissimi muscoli (e infatti gli elefanti ne hanno di più sulla proboscide che nel resto del corpo), e di conseguenza un’area dedicata del cervello grande abbastanza da poterli gestire. Ora, per la prima volta, uno studio della Humboldt University di Berlino ha analizzato nel dettaglio la porzione del cervello degli elefanti dedicata al controllo del viso, scoprendo tra le altre cose che i pachidermi hanno più neuroni facciali di qualsiasi altro mammifero vivente. Lo studio è stato pubblicato su Science Advances.

 

Alla scoperta del nucleo motore. I soggetti dello studio erano otto elefanti, quattro asiatici (Elephas maximus) e quattro africani di savana (Loxodonta africana). Di tutti e quattro il team ha analizzato il cosiddetto nucleo motore facciale, cioè quella porzione di cervello che controlla i muscoli del volto. Per riuscirci è stata necessaria una combinazione di tecniche nei cui dettagli non entreremo, ma che sono servite ad aggirare il problema più grosso che si presenta quando si lavora con il cervello degli elefanti: non è facile arrivarci perché è ben protetto al centro del cranio.

 

L’analisi ha permesso al team di ricostruire nel dettaglio la struttura e la funzione del nucleo motore, e ha fatto una serie di scoperte, la più importante delle quali è questa: gli elefanti hanno più neuroni deputati al controllo della faccia di quanti ne abbia qualsiasi altro mammifero – per esempio, ne hanno sei volte tanti quelli di noi umani.

Dita e orecchie. La sovrabbondanza di neuroni permette agli elefanti un controllo molto fine dei movimenti della proboscide, e anche del resto del muso. L’analisi ha consentito anche di individuare delle differenze nel corredo neuronale degli elefanti asiatici e africani. I primi, per esempio, hanno una proboscide che si conclude con un singolo “dito”, e quando devono raccogliere un oggetto la usano nella sua interezza; quelli africani, invece, hanno due “dita”, e le possono usare indipendentemente dalla proboscide per sollevare oggetti.

Di conseguenza, l’elefante asiatico ha meno neuroni facciali rispetto a quello africano. L’asiatico ha anche le orecchie più piccole: e infatti, su circa 54.000 neuroni facciali, “solo” 7.500 sono dedicati ai padiglioni auricolari; l’africano ne ha 63.000, e per le orecchie ne usa 12.000. Il team di ricerca vorrebbe ora replicare lo studio su altri grandi mammiferi, per scoprire altri legami tra struttura del cervello e anatomia. Magari anche sugli…

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