Istat: nel 2020 lavoro irregolare sotto 3 milioni, minimo dal 1995

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La crisi pandemica iniziata nel 2020 ha avuto effetti considerevoli sul ricorso al lavoro irregolare che, per la prima volta dall’inizio della serie (1995), risulta inferiore ai 3 milioni di unità. Lo rileva l’Istat in un Report sull’economia sommersa spiegando che nel 2020 sono 2 milioni e 926mila le unità di lavoro a tempo pieno (Ula) in condizione di non regolarità, occupate in prevalenza come dipendenti (circa 2 milioni e 153mila unità). L’occupazione non regolare – si legge – segna, un calo del 18,4% rispetto al 2019, registrando una diminuzione pari a quasi il doppio di quella regolare (-9,9%).

Il ricorso al lavoro non regolare

Il ricorso al lavoro non regolare da parte di imprese e famiglie – spiega l’Istat – è una caratteristica strutturale del mercato del lavoro italiano. Sono definite non regolari le posizioni lavorative svolte senza il rispetto della normativa vigente in materia fiscale e contributiva, quindi non osservabili direttamente presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative.

Anche il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza percentuale delle Ula non regolari sul totale, risulta in forte calo nel 2020, attestandosi al 13,6%, con una contrazione di 1,2 punti percentuali rispetto al 2019. Anche nel 2020 il tasso di irregolarità si conferma più elevato tra gli occupati dipendenti in confronto agli indipendenti, rispettivamente 13,9% e 13,0%.

Il calo più marcato

In termini di dinamica, il calo più marcato è stato registrato dagli indipendenti, il cui tasso di irregolarità scende di 1,4 punti percentuali; in particolare, nell’ultimo anno si riscontra una riduzione del 22,9% delle unità di lavoro indipendenti irregolari e un calo del 13,4% di quelle regolari. Per i dipendenti l’incidenza del lavoro irregolare scende, invece, di 1,2 punti percentuali.

Nel 2020 l’incidenza del lavoro irregolare registra una riduzione diffusa in tutti i settori di attività economica. Il comparto nel quale si osserva la flessione più consistente è quello degli Altri servizi alle persone che scende di 3,0 punti percentuali rispetto al 2019 (43,4% nel 2020 contro il 46,4% nel 2019).

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