Via libera Ue ai Por di Piemonte e Liguria, in forte ritardo la Basilicata e il
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Va avanti il lavoro della Commissione europea nell’approvazione dei programmi operativi nazionali e regionali per il nuovo periodo di programmazione della politica di coesione. Oggi, martedì, hanno ottenuto il via libera il Por Fesr del Piemonte da 1,5 miliardi di euro, e quello della Liguria (650 milioni). Il lavoro procede spedito ed entro metà novembre al più tardi dovrebbero essere approvati quasi tutti i programmi. A destare preoccupazione sui tempi, come è emerso a margine della Settimana europea delle regioni in corso a Bruxelles sono solo due programmi, quello della Basilicata (in ritardo perché la regione ha deciso di creare un solo programma plurifondo Fesr ed Fse+, nominando una nuova autorità di gestione), e soprattutto il programma nazionale capacità per la coesione (CapCo, per gli amanti degli acronimi), il cui obiettivo è il rafforzamento della capacità di spesa dei fondi europei da parte della pubblica amministrazione. Un obiettivo reso ancora più difficile dalla sovrapposizione di diversi piani di finanziamento: la coda della programmazione 2014-2020, il debutto di quella 2021-2027 e infine la massa di risorse del Pnrr. A questo scopo l’accordo di partenariato mette a disposizione del CapCo (affidato all’Agenzia per la Coesione) più di 1,2 miliardi tra fondi FESR, FSE+ e cofinanziamento nazionale. La strategia prevede due azioni: rafforzare le professionalità degli enti locali nelle regioni meno sviluppate attraverso il reclutamento di nuove risorse umane, e i piani di rigenerazione amministrativa (PRigA) che identificheranno le azioni di rafforzamento delle capacità delle autorità di gestione dei programmi FESR, con un’attenzione particolare alla digitalizzazione. L’obiettivo di fondo è spingere il rafforzamento amministrativo oltre le regioni, arrivando agli organismi intermedi e ai comuni. La Commissione vorrebbe che i fondi venissero erogati a fronte di target misurabili, ma su questo aspetto è complesso trova un accordo, sia per la definizione degli obiettivi sia su come monitorare i progressi nelle singole regioni che attingono poi ad un piano nazionale.
Cattiva amministrazione e ricaduta sulla spesa dei fondi Ue
La ragione principale, anche se non l’unica, dei ritardi cronici con cui alcune regioni italiane spendono le risorse europee destinate alla convergenza territoriale è la scarsa capacità delle pubbliche amministrazioni. Stando ai dati della Commissione Europea a metà 2022 il nostro paese si trovava al terzultimo posto nella UE per spesa realizzata delle risorse 2014-2020. In questo momento il rischio ulteriore è che la politica di coesione venga cannibalizzata dal Pnrr, sulla cui attuazione lavorano in molti casi gli stessi uffici. La speranza è la convivenza dei due programmi riesca ad innescare un salto di qualità nell’ammodernamento della Pa. Ci si aspetta quindi, sulla base delle misure già prese dall’Italia per semplificare e ridurre drasticamente i tempi di effettiva realizzazione dei progetti di investimento del Pnrr, che la “corsa” per rispettare gli impegni incrementi anche la capacità di spesa dei fondi UE.
E se fosse il Pnrr ad aprire…
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