Transizione digitale ed ecologica: ecco il futuro del made in Italy
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La capacità di ripresa e resilienza delle imprese italiane nei tempi di crisi è un dato di fatto: se ne è discusso a lungo nei primi due giorni del Summit Made in Italy organizzato da Sole 24 Ore, Financial Times e Sky TG24, analizzandone le ragioni e i punti di forza. Ma per continuare a essere competitive e affrontare le difficoltà dell’attuale scenario economico e geopolitico, le aziende del made in Italy devono vincere la partita più grande, quella delle due transizioni, digitale ed ecologica.
Proprio a questi due temi – sostenibilità e innovazione – è dedicata la terza e ultima giornata del Summit, articolata su tre ppanel principali: «Transizione energetica, tecnologia e sostenibilità come leve competitive delle imprese»; «La trasformazione digitale per un made in Italy moderno e competitivo»; «Innovazione e talenti: il ruolo di istruzione, ricerca e formazione per il Paese del futuro».
L’Europa e il price cap sul gas
Il dibattito è stato aperto da Yolanda Garcia Mezquita, membro del Directorate General for Energy della Commissione Europea, che ha affrontato il tema del price cap: «Stiamo lavorando a nuove azioni per abbassare il prezzo che paghiamo per il gas importato, garantendo comunque le forniture, e intanto stiamo intensificando i rapporti con paesi come Norvegia e Usa, soprattutto sul tema del gas naturale liquefatto. La settimana scorsa i ministri dell’Energia di quindici paesi hanno intanto discusso del price cap sul gas, le discussioni vanno avanti e presto, fra due settimane, ci sarà un nuovo summit sempre a Praga per definire un percorso di soluzioni. Voglio sottolineare che questo progetto deve essere capace sì a ridurre il livello dei prezzi all’import, ma senza mettere a rischio la sicurezza delle forniture. Il gas ci serve, non possiamo rischiare che vada altrove», ha detto.
Tecnologie al servizio della transizione green
La transizione energetica e quella digitale portano con sé lo sviluppo anche dei settori a sostegno di tali cambiamenti. come quella dei cavi, rappresentata dal gruppo Prysmian. «Nel 2022 il mercato è cresciuto del 33% , con circa 8 miliardi di euro di progetti aggiudicati e nel 2023-2024 si ritiene che il mercato aumenterà di un ulteriore 30%», ha detto Massimo Battaini, ceo del gruppo. L’inflazione persa però anche qui: «Abbiamo commesse che sigliamo oggi ma effettueremo fra 3-4 anni. È difficile per noi gestire i costi in questa situazione», ammette Battaini.
L’avanzamento e la buona riuscita del Pnrr sono fondamentali in questo contesto, come ricorda Giovanni Brianza, ceo di Edison Next, che rivolge un appello al futuro governo: «È importante che non ci sia soluzione di continuità nella messa a terra del Pnrr. Questo movimento deve continuare, soprattutto nel pubblico, per la buona riuscita di progetti in sinergia con i privati. Ma la questione chiave per il Paese è la politica industriale. dobbiamo tornare a progettare il futuro del nostro Paese».
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