Imprese salvate dai lavoratori: in tre anni riavviate 71 Pmi
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Successo del modello societario cooperativo
I numeri testimoniano anche la validità del modello societario cooperativo che, sottolinea De Berardinis, «anche nei momenti di crisi è in grado di garantire sviluppo e occupazione». Dal 1986 (anno della sua istituzione) al 2021, infatti, Cfi ha finanziato 560 cooperative, di cui 317 workers buyout, con investimenti per oltre 303 milioni di euro, che hanno contribuito a salvaguardare e creare oltre 25mila posti di lavoro, di cui più di 9.600 nei wbo. E le nuove realtà imprenditoriali hanno dimostrato capacità competitiva, dato che solo il 10% di esse non è sopravvissuto.
I settori interessati a questo fenomeno sono tutti quelli della manifattura, mentre a livello territoriale si rileva una maggiore concentrazione degli interventi nelle regioni dove la tradizione cooperativa è più radicata, come Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Toscana, anche se aumentano i casi nel sud del Paese e nel centro.
La crescita di Fail
Come quello di Fail, impresa del settore infissi e serramenti con sede in provincia di Perugia, rilevata dai dipendenti nel 2014 e allora progetto pilota in Umbria. In questi otto anni, spiega il presidente Roberto Moretti, è cresciuta molto, «grazie soprattutto agli investimenti in tecnologia e brevetti, anche in collaborazione con università e centri di ricerca». Oggi la coop ha un fatturato di circa 15 milioni di euro e 40 dipendenti. Proprio questa settimana completerà il riacquisto del terreno su cui sorge si prepara alla fase due: «Vogliamo sviluppare nuovi brevetti anche per diversificare la produzione – spiega Moretti -. Abbiamo inserito cinque ragazzi per formare le nuove competenze e preparare anche il passaggio generazionale».
Il rilancio di Cores Italia
In crescita anche i numeri dell’emiliana Cores Italia, 74 dipendenti, specializzata nella produzione di porte per la grande distribuzione dell’arredo. Avviata nel 2016, è stata rilanciata nel 2020 con l’innesto di un nuovo management. «All’inizio non è stato facile, soprattutto riconquistare la fiducia dei clienti e delle banche – racconta il presidente Carlo Addrizza, arrivato alla guida due anni fa, ma ora stiamo crescendo e prevediamo quest’anno di raggiungere i 13 milioni di euro».
Ma il fenomeno dei workers buyout è più ampio dei numeri finora descritti: non tutte le aziende rilevate e rilanciate dai propri dipendenti fanno ricorso ai finanziamenti della legge Marcora. Mauro e Federico Vezzoli, ad esempio, lavoravano nel commerciale della Europerf di Mezzago (Monza e Brianza), specializzata nella produzione di lamiere forate. Seguiti da una decina di dipendenti, i due novelli imprenditori (che pur condividendo il cognome e il destino non sono parenti) sono riusciti in questi anni a raggiungere un fatturato di 11,5 milioni di euro, con un export aumentato dal 10 al 45 per cento. «Abbiamo investito molto sull’estero e sull’ammodernamento degli impianti, puntando su servizio e qualità», spiegano gli imprenditori.
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