Funecap integra Altair, nasce il polo italo francese per i servizi funebri
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La Francia, con 67 milioni di abitanti, ha 170 forni crematori. L’Italia, 60 milioni di abitanti, ne ha solo 86. E la domanda di cremare i defunti cresce a doppia cifra ogni anno. Bastano pochi dati per capire le chance di crescita e investimenti in un settore, quello funerario, di cui si parla poco e malvolentieri, ma dove invece investimenti e logiche industriali sono cruciali per migliorare qualità, efficienza e prezzi sul mercato.
È in questo contesto che va letta la notizia, ufficializzata in occasione di Tanexpo, l’International Funeral and Cemetery Exhibition che ha appena chiuso a BolognaFiere la sua 30ma edizione, che la società italiana Altair si è fusa in quella francese Funecap Groupe, diventandone azionista e dando vita al più grande gruppo paneuropeo dei servizi funerari. Parliamo di 450 milioni di fatturato consolidato, 3mila dipendenti tra Italia, Francia, Belgio e Olanda, «con l’attesa di raggiungere i 600 milioni di giro d’affari già nel 2023, complici investimenti che si aggirano sui 100 milioni di euro l’anno, tra crescita organica negli impianti crematori e nelle onoranze funebri, acquisizioni di piccole imprese del settore e partnership che vogliamo stringere con player consolidati in tutte le aree dove c’è domanda di nuove case funerarie, infrastrutture e servizi di qualità», sottolinea Paolo Zanghieri, fondatore e proprietario del gruppo Altair (40 milioni di ricavi con oltre 25 impianti crematori all’attivo e 13 gestioni cimiteriali in appalto) e oggi azionista con i due soci francesi Thierry Gisserot e Xavier Thoumieux del gruppo Funecap.
Settore da due mld impermeabile alle crisi
La tre giorni di Tanexpo è stata l’occasione per fare il punto su un settore tanto poco raccontato quanto impermeabile alle crisi, con un giro d’affari che solo in Italia si stima valga 2 miliardi di euro, dove il 44% delle famiglie è alle prese con un funerale ogni anno, con una domanda di case funerarie laiche in ascesa di pari passo all’aumento delle cremazioni, che oggi non arrivano al 20% del totale ma sono proiettate oltre il 50% dei defunti da qui al 2030. Per non parlare degli impianti crematori per gli animali, altro segmento destinato a crescere rapidamente, dell’incremento verticale di ricerche online di servizi funerari che non ha ancora adeguata risposta digitale da parte dei player, «perché in Italia il settore è in ritardo rispetto alla Francia, ancora molto frammentato, gestito per lo più da piccole imprese familiari con scarsa capacità di investimento, i clienti scelgono in base al passaparola e non conoscono la previdenza funeraria», commenta Zanghieri.
Holding per servizi funebri paneuropea
Il progetto italo-francese nasce con l’idea di creare una holding paneuropea «in grado di sviluppare servizi funebri e per la cremazione, con alti standard, sfruttando economie di scala e sinergie con partner locali in tutta Europa e la forza finanziaria di un gruppo che ha un programma di investimenti di un centinaio di milioni di euro l’anno. Abbiamo appena rilevato una società in Olanda un mese fa e abbiamo un altro paio di due acquisizioni in calendario…
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