L’incognita geopolitica sull’economia dello spazio

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Gli americani hanno sempre rifiutato qualsiasi tipo di collaborazione con la Cina nello spazio, respingendo anche la richiesta di entrare nella Stazione spaziale internazionale (Iss). Il risultato è che oggi i cinesi sono andati per la loro strada, hanno messo in piedi un programma ambizioso che punta sulla Luna e arriva fino a Marte, ma che passa anche per la loro stazione spaziale. Invece la Iss, frutto della collaborazione internazionale tra Stati Uniti, Europa e Russia, rischia di finire sotto i colpi della crisi in Ucraina.

Settimana scorsa Samantha Cristoforetti è tornata a bordo della stazione confrontandosi con quella che resta di quella cooperazione: l’esposizione dello “Stendardo della vittoria”, la bandiera sovietica esposta su quanto rimaneva del Reichstag di Berlino nel 1945, è stato qualcosa di più di una goliardata. L’azione degli astronauti russi è stata infatti accompagnata dall’annuncio della prossima interruzione della cooperazione.

Quella convivenza che nello spazio aveva resistito negli ultimi decenni rischia di finire di fronte all’invasione dell’Ucraina e all’isolamento sanzionato dalla comunità internazionale nei confronti di Mosca. Per la Russia il rischio è di perdere un avamposto nello spazio cui non potrà più avere accesso per anni. Ma per il mondo intero è un colpo di freno improvviso ai programmi di ricerca e di sviluppo che si stavano sviluppando. Anzi, un passo indietro.

Come dimostra anche la vicenda cinese, nello spazio, così come sulla Terra, la competizione collaborativa è ben più efficace per tutti rispetto alla competizione antagonista. Ma oggi quel clima costruito in decenni deve fare i conti di nuovo con la politica. È quindi di estrema attualità il dibattito che si svolgerà al Festival di Trento sulla geopolitica dello spazio, dove si parlerà anche di “new space economy”, in un appuntamento moderato dal vicedirettore del Sole 24 Ore Roberto Bernabò.

La nuova economia dello spazio (a cui il Sole 24 Ore ha deciso di dedicare almeno una pagina mensile, a cura di Alessia Maccaferri e Pierangelo Soldavini) nasce in quelle orbite basse che oggi sono l’estensione della Terra. E come tali devono essere trattate in termini di opportunità, anche per l’economia e la finanza. La riduzione dei costi con l’evoluzione tecnologica e la messa a disposizione di infrastrutture efficienti ha permesso l’accesso ai privati: già oggi si parla di vendere o affittare parte dell’Iss ai privati, mentre sono stati già messi in orbita astronauti privati con la prospettiva della costruzione di una stazione del tutto indipendente. Senza tenere conto che i vettori per i satelliti non sono più delle agenzie spaziali, che fanno affidamento su compagnie private come la SpaceX di Elon Musk.

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