Industria orafa, l’export record da 7,5 miliardi traina i fatturati
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Un 2021 ottimo, con crescita dell’export a 7,5 miliardi, un 2022 per il quale le previsioni, nonostante il conflitto in Ucraina, restano molto positive: c’è dinamismo e ottimismo nell’industria orafa italiana, come dimostrano anche i numeri registrati nel report Club degli Orafi-Intesa Sanpaolo, che evidenzia inoltre come le difficoltà della pandemia abbiano fornito una spinta all’innovazione.
In primo luogo, quella digitale. Una delle novità più interessanti del comparto, in questo ambito, è il progetto Vivi Oro, lanciato a marzo nel distretto aretino, il più grande d’Europa, una piattaforma che valorizza le aziende del territorio: «Un’idea nata durante la pandemia, che abbiamo sviluppato con i colleghi della consulta di Arezzo, con Confartigianato e Cna e il sostegno della Camera di Commercio – spiega Giordana Giordini, presidente della sezione Orafi di Confindustria Arezzo -. Vogliamo far riscoprire soprattutto ai giovani il valore e la bellezza della nostra oreficeria, far tornare il gusto di entrare in gioielleria. E potrà essere ampliato anche oltre la Toscana».
Customer experience digitale
Un approccio evoluto al digitale ha sostenuto anche il business di Gismondi 1754: «A metà febbraio abbiamo già superato le vendite del primo trimestre 2021 – spiega Massimo Gismondi, alla guida della storica azienda di famiglia, nata a Genova nel 1754 – , per noi il sito e i social non sono solo canali di vendita, ma di relazione con i clienti: la nostra customer experience può essere vissuta anche in ambiente digitale, dando la possibilità di dar vita al proprio gioiello, interagendo con i nostri creativi anche tramite Whatsapp o Zoom, e a prescindere dal prezzo».
Savoir faire artigianale
«Il nostro business online si è arricchito di recente con il canale e-commerce in Italia e in Germania, e vedrà presto un’ulteriore evoluzione e ampliamento con il lancio del nuovo sito web nell’ultima parte dell’anno», aggiunge Marco Bicego, fondatore e direttore creativo del marchio omonimo, con sede nel distretto di Vicenza, e che ha appena lanciato Alta, la prima collezione di alta gioielleria: «Puntiamo anche sulla ricerca di nuove estetiche tecniche, stando sempre attenti però a conciliarle con il nostro savoir faire artigianale. Sul fronte della formazione abbiamo investito assumendo e formando nuove maestranze a rinforzo del nostro processo produttivo e introducendo in azienda profili e competenze per gestire data analytics, art creation e comunicazione», nota l’imprenditore.
Formazione e innovazione
Anche Unoaerre, storica azienda dell’aretino, sta investendo su formazione e innovazione dei processi produttivi: «La richiesta sempre crescente in termini di volumi e qualità ci ha spinto a valutare nuovi processi e macchinari, in parallelo con un scouting continuo per reperire personale qualificato da inserire in azienda», spiega la presidente Maria Cristina Squarcialupi. Unoaerre ha di recente acquisito anche il 68% di un’importante azienda galvanica, «che ci permetterà di creare un polo manifatturiero unico nel suo genere, consolidando la nostra posizione – prosegue -….
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