Verso il licenziamento dei 400 addetti della ex Embraco. Sindacati: «Fallimento

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È andata nel peggiore dei modi possibili la vicenda della ex Embraco di Riva di Chieri, azienda entrata nella galassia Whirpool, che ad un certo punto ha deciso di cessare la produzione, e poi passata per una reindustrializzazione fantasma. Formalmente, al Mise, la vicenda si è conclusa con un mancato accordo tra le parti, azienda, sindacato e ministero, e con una data limite, il 22 gennaio, che segna la fine del rapporto di lavoro per i quasi 400 addetti. Cosa succede adesso?

Il licenziamento

A giorni partiranno le lettere di licenziamento mentre nel fine settimana è previsto presso una sede messa a disposizione dal Comune di Chieri l’incontro tra i rappresentanti legali dell’azienda e quei lavoratori che decideranno di accettare l’indennizzo da 7mila euro lordi offerti dal Gruppo. Risorse insufficienti, va da sé, per compensare il licenziamento e anni di cassa integrazione.

Per i lavoratori della ex Embraco si apre la prospettiva della Naspi, con i sindacati che parlano di un fallimento per tutti. «Non abbiamo firmato l’accordo perché, dopo quattro anni di lotte dei lavoratori, ci rifiutiamo di avallare i licenziamenti» sottolinea Vito Benevento, segretario organizzativo della Uilm Torino.

Il rebus ricollocamento

La Regione Piemonte, dal canto suo, si è impegnata a mettere in campo un piano di certificazione e riqualificazione delle competenze professionali dei lavoratori. Si tratta di misure legate alle politiche attive per il lavoro, dicono i sindacati, che nulla però hanno a che vedere con le politiche industriali necessarie per il rilancio di situazioni come quelle della fabbrica di componenti per il Bianco di Riva di Chieri.

Nel pomeriggio comunque si è svolto un incontro con l’assessorato regionale al Lavoro proprio per dare il via al tavolo di ricollocazione annunciato dalla Giunta Cirio nei giorni scorsi. «Il tavolo di crisi rimane – spiega Ugo Bolognesi della Fiom di Torino – schierando i centri per l’impiego e l’Anpal, deve coivolgere le parti sociali, le imprese, le istituzioni locali e il Governo. Al ministero dello Sviluppo economico e a quello del Lavoro si devono chiedere strumenti nuovi per la ricollocazione, strumenti concreti di sostegno al reddito e di rioccupazione al lavoro. Le lavoratrici e i lavoratori dell’Embraco non devono rimanere soli».

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