Balneari, parte il tavolo sul riordino delle concessioni

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Alla fine il governo sceglie di non forzare i tempi con un blitz di fine anno e sulle concessioni balneari apre solo un tavolo con le Regioni e gli operatori del settore. Se ne è discusso ieri nel corso di un incontro tra i ministri dello Sviluppo economico (Giancarlo Giorgetti), del Turismo (Massimo Garavaglia), degli Affari regionali (Mariastella Gelmini) e i rappresentanti dei titolari di stabilimenti. Alla fine, sintetizza una nota del ministero dello Sviluppo, «si è convenuto di istituire un tavolo tecnico-politico al fine di arrivare a un testo condiviso per una soluzione definitiva entro metà gennaio». Tramonta dunque l’ipotesi di un intervento normativo già nel consiglio dei ministri di oggi per regolare le gare per le concessioni demaniale marittime a uso turistico, ipotesi che era stata valutata dalla presidenza del Consiglio. Sembra che alla fine a prevalere sia la cautela delle forze di maggioranza più vicine alle ragioni degli attuali titolari di concessioni, Lega, Forza Italia e Pd in particolare. Un correttivo ad ogni modo sè ormai ritenuto indispensabile alla luce della sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato la proroga senza gara fino a tutto il 2033 limitandola al 2023, per procedere poi secondo le procedure della direttiva Bolkestein dal 2024. I ministri hanno assicurato agli operatori misure «idonee a tutelare le imprese, gli investimenti fatti negli anni spesso da aziende di carattere familiare e l’occupazione». Un ordine del giorno approvato in Parlamento durante l’esame della legge di bilancio va in questa direzione, puntando al riordino delle concessioni che tenga conto di un riconoscimento degli investimenti fatti e dell’avviamento commerciale delle imprese.

Già oggi comunque, è emerso dopo la riunione tra ministri e operatori, dovrebbe iniziare un confronto con le Regioni per verificare il lavoro sulla mappatura delle concessioni delle spiagge, previsto dall’articolo 2 del disegno di legge per la concorrenza. «Riferiremo a Draghi i risultati dei questo incontro – ha detto Giorgetti – con la consapevolezza che nostro dovere, nell’interesse della categoria, è trovare soluzioni condivise che siano le migliori possibili». Per Garavaglia, che coordinerà il tavolo, «prima di ogni intervento, il governo ha la necessità di conoscere il punto di vista degli operatori».

Nella sentenza di novembre, il Consiglio di Stato aveva giustificato la mini-proroga al 2023 proprio con l’esigenza di consentire alla Pa di intraprendere «sin d’ora» le operazioni funzionali alle procedure di gara e di consentire a governo e parlamento di approvare doverosamente una normativa che possa «finalmente» adeguare la disciplina all’ordinamento comunitario.

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