Apparecchi acustici: il richiamo dell’Antitrust

Quando si acquista un apparecchio acustico quello che il consumatore paga di più non è tanto il prodotto, il cui costo incide in media per il 20-30% sul prezzo finale, ma sono soprattutto i servizi di assistenza (per l’adattamento personale del dispositivo e il follow up) erogati dal tecnico audioprotesista del punto vendita, che pesano mediatamente per il 70-80% sulla cifra totale. In pratica, considerando i ricavi unitari del 2022, il costo per l’apparecchio corrisponde a circa 210 euro a fronte di un prezzo medio al pubblico di 1500-2100 euro (più alto di quello applicato in altri Paesi come la Francia). È quanto emerge da un’indagine dell’Antitrust, svolta tra settembre 2023 e marzo 2024. Motivo per cui l’Autorità garante della concorrenza e del mercato invita Parlamento, ministero della Salute, ministero dell’Economia, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, Regioni e Provincie autonome – si legge nella segnalazione inviata stamani alle suddette istituzioni – «a valutare l’opportunità di adottare interventi normativi volti a rafforzare le garanzie informative nella vendita al pubblico che, come i dispositivi medici soggetti a libera vendita quali gli apparecchi acustici, incidono direttamente sulle condizioni di salute e, più in generale, sul benessere fisico e la qualità di vita dei loro utenti». 

L’obiettivo è fare in modo che il cittadino sia messo nelle condizioni di conoscere e valutare le diverse voci di costo (quella relativa al prodotto ed eventuali accessori e quella relativa alla gamma di servizi) che compongono il prezzo finale. Diversamente, sottolinea l’Autorità, il cittadino non ha la possibilità di comparare offerte alternative, scegliendo così l’apparecchio più vantaggioso, e di considerare se effettivamente ha bisogno dei servizi di assistenza inseriti a sua insaputa nel pacchetto. Un tema che in Italia interessa almeno 2,5 milioni di persone, cioè quelle che già oggi utilizzano apparecchi acustici. Mentre sono circa sette milioni quelle che in generale soffrono di problemi all’udito nel nostro Paese.
L’Antitrust all’interno della sua indagine ha riscontrato che circa la metà dei centri acustici specializzati è gestita da singoli audioprotesisti che vendono sia il prodotto sia il servizio di consulenza. Le vendite online sono ancora marginali seppur in crescita. 

L’altro capitolo dell’indagine dell’Autorità ha riguardato le modalità di rimborso, fornitura e acquisto dei dispositivi acustici da parte della sanità pubblica. La riforma dei Lea (la lista delle prestazioni essenziali che il Servizio sanitario nazionale deve garantire) del 2017 ha comportato che per l’acquisto di questi apparecchi si procedesse con il meccanismo delle gare pubbliche, abbandonando il sistema “a tariffa”. Ma in tutti questi anni, riscontra l’Autorità della concorrenza, tali gare non sono mai state aggiudicate a causa di “forti resistenze opposte, anche tramite ripetuti ricorsi giudiziali, da parte dei principali operatori commerciali”. Di conseguenza, le Regioni stanno continuando a utilizzare il vecchio modello di rimborso a…