MasterChef 13, il giudice Giorgio Locatelli: «Kassandra come una figlia.

«È stata l’edizione più umana di tutte: siamo partiti con 20 persone che avevano in testa di cucinare, nessuno era lì per fare il giochino, per aumentarsi i follower su Instagram. I concorrenti sono stati anche un bello spaccato dell’Italia di oggi, sia per età, che per provenienza, che per esperienze di vita. E penso che noi tre giudici siamo riusciti a far emergere molto i loro caratteri: secondo me questo è importante, perché il pubblico guarda MasterChef non solo per la cucina, anche per vedere come la personalità dei concorrenti si esprime attraverso il cibo. Come il talento ma anche le insicurezze, i problemi, le mancanze arrivano nel piatto». Giorgio Locatelli, chef stellato con la «Locanda Locatelli» a Londra e dal 2018 giudice del cooking show Sky Original prodotto da Endemol Shine Italy, fa un bilancio della tredicesima edizione alla vigilia della finale, in onda giovedì 29 febbraio su Sky e in streaming su Now.

Non pensa che ci sia stata quasi troppa emotività in questa edizione? Tanti sbalzi d’umore, soprattutto dei concorrenti giovani.
«Assolutamente sì, troppi up and down ingiustificati! Antonino (Cannavacciuolo, ndr) era talmente frustrato per i pianti di alcuni concorrenti che dava le pacche sulla schiena a me… Io a questi ragazzi volevo dire: pensate di non avere niente ma avete tutto, guardate avanti con fiducia. Non bisogna pensare a quante volte si cade, bisogna pensare a quante volte ci si rialza. Tutti abbiamo insicurezze e lacune, sono sacrosante e vanno capite. Ma bisogna trovare il modo di girarle a proprio favore».

Quali sono stati i concorrenti più emotivi?
«Ho proprio visto una differenza generazionale: i più “vecchi” grande aplomb, pensiamo a Settimino, probabilmente il concorrente più amato di tutti i tempi. Quando è uscito ho ricevuto 200 messaggi di dispiacere. Lui non si è mai perso d’animo, anche quando ha dovuto fare un piatto con un ingrediente solo, il midollo. Invece quando mi avvicinavo a Kassandra non sapevo cosa dire, mi sudavano le mani…»

Come mai?
«Con lei ho sviluppato un rapporto quasi paterno: non sapevo come gestire la sua emotività, mi avvicinavo per dirle qualcosa ma non volevo fare un danno. Proprio come con mia figlia: infatti telefonavo a Margherita e le dicevo “a MasterChef c’è il tuo alter ego”. Guardavo Kassandra e pensavo: ma non si vede allo specchio la mattina? Non si rende conto di essere bella, giovane, di aver viaggiato, di poter fare tutto? Io questo voglio dire ai ragazzi, anche fuori da MasterChef».

Qual è il suo messaggio?
«So che questi anni sono stati difficili, tra il Covid e questo mondo che non è in un bel momento, ma non si deve rinunciare a fare le cose. E non si deve neanche pensare che la vita sia come sui social media, tutta perfetta: le cose negative esistono, e servono per crescere. Noi giudici abbiamo fortemente voluto passare questa idea. Ci siamo resi conto che noi avevamo caratteri più semplici, ma con più convinzioni».

Un concorrente che ha dimostrato determinazione?
«Antonio: ha saputo girare ogni prova in positivo. Ha testa e carattere».

E che dice di Anna, che l’ha fatta…