La spazzatura spaziale sta inquinando invisibilmente anche l’atmosfera

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Le regole che gli enti spaziali si sono imposti per evitare che la spazzatura spaziale cresca attorno al nostro Pianeta, sembrano avere conseguenze per la nostra atmosfera, anche se la gravità della situazione non è ancora stata capita appieno. Visto il crescente aumento dei satelliti in orbita terrestre, infatti, la maggior parte delle agenzie spaziali e degli enti spaziali privati si è imposto di far rientrare nell’atmosfera gli oggetti che non servono più nello spazio, facendoli bruciare durante l’attraversamento dell’atmosfera stessa.

Metalli nell’atmosfera. Ora un gruppo di ricercatori guidati dal fisico Daniel Murphy della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), ha scoperto che questo sistema rilascia dei vapori metallici nell’atmosfera e merita uno studio molto approfondito. «Al momento, il materiale refrattario presente nelle particelle stratosferiche è costituito principalmente da ferro, silicio e magnesio, provenienti dalla fonte meteoritica naturale», spiegano i ricercatori. «Tuttavia, si prevede che la quantità di materiale proveniente dal rientro dei satelliti e dello “stadio superiore” dei razzi che li lancia, aumenterà drasticamente nei prossimi 10-30 anni. Di conseguenza, si prevede che la quantità di alluminio e di particelle di acido solforico stratosferico diventi paragonabile o superiore alla quantità di ferro meteorico, con conseguenze sconosciute. Queste particelle infatti, producono nucleazione del ghiaccio».

Il WB-57 a caccia di aerosol. Sebbene nell’orbita terrestre ci sia molta spazzatura che risale soprattutto ai primi anni dell’era spaziale, i lanci più recenti sono stati effettuati pensando alla durata di vita degli oggetti che vengono lanciati. E così si stanno progettando satelliti che alla fine usciranno dall’orbita sulla quale lavorano, per ricadere sulla Terra, bruciando nell’atmosfera. Ma finora nessuno si era posto la domanda se ciò non avesse implicazioni per la nostra atmosfera. Murphy e i suoi colleghi hanno voluto capire se il vapore proveniente da queste deorbitazione rimane nella stratosfera o dove va a finire. Per questo, il team ha prelevato campioni di aerosol stratosferici per analizzarli. Per questo lavoro hanno utilizzando lo strumento PALMS (Particle Analysis by Laser Mass Spectrometer) a bordo dell’aereo d’alta quota WB-57 della NASA.

Trovato materiale dei satelliti. I ricercatori hanno analizzato circa 500.000 singole goccioline di aerosol alla ricerca di tracce di metalli utilizzati nella produzione di veicoli spaziali, e hanno scoperto la presenza di circa 20 metalli. Alcuni di questi erano in proporzioni coerenti con la vaporizzazione delle meteore ma altri, come il litio, l’alluminio, il rame e il piombo, superavano le quantità previste dall’ablazione delle meteore.

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