il piano per gli esodati del superbonus
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Roma, 13 luglio 2023 – Hanno persino un comitato, con tanto di pagina Facebook. E, nei giorni scorsi, hanno anche manifestato in via Venti Settembre, davanti alla sede del ministero dell’Economia e delle Finanze. Sono gli “esodati” del superbonus, la nuova categoria di cittadini, imprese e professionisti rimasti impigliati nella stretta decisa dal governo sul maxi-incentivo per le ristrutturazioni edilizie.
Il problema è che molti lavori sono rimasti di fatto bloccati per mesi a causa delle incertezze legate agli sconti in fattura e alla cessione dei crediti fiscali. Così i lavori si sono interrotti e c’è il rischio concreto di strascichi giudiziali, liti civili e perfino fallimenti. Così al ministero dell’Economia si stanno studiando possibili soluzioni per evitare una nuova emergenza. Secondo alcuni calcoli sarebbero circa un milione le famiglie coinvolte nella stretta sul superbonus. Mentre i crediti fiscali ancora incagliati sono circa 19 miliardi.
Il piano del governo
La prima ipotesi allo studio è quello di verificare una sorta di “paracadute” finanziario per i condomini o i proprietari di immobili che avevano avviato i lavori prima delle strette sul superbonus (avviate, per la verità, già con il governo Draghi) e che avevano programmato i lavori proprio contando sui maxi-incentivi decisi dal governo. L’obiettivo, insomma, è di portare a termine i lavori rimasti fermi a causa del mancato pagamento delle aziende.
Moratoria sui pagamenti non effettuati
La prima ipotesi è quella di una sorta di “tregua” giudiziaria per evitare che il ritardo nei pagamenti o il mancato sblocco dei crediti fiscali porti condomini, imprese e proprietari nelle aule dei tribunali. In questa maniera potrebbero essere bloccati pignoramenti, confische o richieste di fallimento e i lavori potrebbero ripartire. Dal punto di vista del diritto, però, l’idea non è di facile attuazione. E comporterebbe problemi anche sotto il profilo della concorrenza e del mercato.
Clausola di salvaguardia
Più concreta l’ipotesi di interventi “selettivi”, limitati a chi aveva avviato i lavori o inviato la Cilas nel 2022. Sarebbe una platea ristretta con una durata dell’intervento limitata nel tempo. I tecnici del Mef ci stanno lavorando ma non si è ancora arrivati ad una formulazione definitiva.
La proroga delle scadenze
Altra strada possibile è quella di un allungamento della scadenza per il completamento dei lavori. Attualmente, per mantenere l’attuale livello dello sconto fiscale bisogna infatti completare le opere entro il 31 dicembre del 2023. Un traguardo difficile da rispettare anche a causa dei continui stop and go della normativa. L’Ance, l’associazione dei costruttori, ha chiesto almeno altri sei mesi di tempo. Anche su questo tema potrebbero esserci interventi normativi da parte dell’esecutivo.
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