Otto animali marini che stanno traslocando ai poli in cerca del fresco

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Le attività umane generano gas serra, e questi a loro volta trattengono calore e contribuiscono ad alzare le temperature globali. La maggior parte di questo calore viene assorbito dagli oceani, che coprono il 70% della superficie terrestre; e negli ultimi anni la situazione sta peggiorando rapidamente, come spiega questo articolo pubblicato su The Conversation e come emerge da questa analisi del Climate Change Institute. Il riscaldamento degli oceani provoca cambiamenti anche radicali nei loro ecosistemi, e sempre più specie animali sono costrette ad abbandonare i loro habitat per spostarsi verso uno dei due Poli, in cerca del fresco. È un fenomeno che era stato previsto da anni e che ora stiamo verificando direttamente: sempre The Conversation ha pubblicato di recente un approfondimento sulla questione.

Anche i coralli scappano. L’articolo è firmato da due ecologhe marine (una dell’Università della Tasmania, l’altra della South Australia UNiversity) e da un ricercatore della Southern Cross University, sempre in Australia: si concentra quindi su specie che nuotano nelle acque intorno al loro continente, in particolare quelle che gli appassionati di immersioni sono abituati a vedere – e che nei prossimi anni spariranno dai loro radar.

L’idolo moresco (Zanclus cornutus) per esempio è un pesce di barriera corallina che vive fino a 180 metri di profondità: fino a qualche anno fa il suo habitat era nell’Australia settentrionale, mentre oggi lo si trova anche verso sud, fino al New South Wales. Discorso simile si può fare per il corallo Acropora florida, a dimostrazione che anche gli animali apparentemente immobili stanno migrando verso sud in cerca del fresco.

L’importanza della citizen science. Ci sono anche specie che erano tipiche del New South Wales (che si trova a sudest dell’Oceania) e che si stanno spostando ancora più a sud: vale per le aragoste Sagmariasus verreauxi e per il polpo tetro (Octopus tetricus). Nell’elenco si trovano anche un piccolo squalo, il pinna bianca del reef (Triaenodon obesus), una serie di pesci molto amati dai pescatori locali (tra cui Lutjanus sebae), il riccio di mare Centrostephanus rodgersii (che sta invadendo le praterie di kelp della Tasmania, divorandole) e anche il dugongo, il mammifero marino che dai mari dell’Australia settentrionale si sta spingendo sempre più a sud, arrivando fino a Perth.

L’elenco è ovviamente parziale, ma selezionato con cura: spesso i sub organizzano spedizioni apposta per osservare qualcuno di queste animali, i quali però, nei prossimi anni spariranno dai loro soliti habitat.

È qui, secondo il pezzo, che entrerà in gioco la citizen science: il progetto RedMap consente a chiunque abbia avvistato (e fotografato) una specie insolita, o che non dovrebbe trovarsi lì, di segnalarlo, e contribuire al tracciamento…

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