Davvero la natura si è ripresa i suoi spazi durante il lockdown?

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La pandemia di COVID-19, della quale da qualche tempo possiamo ufficialmente parlare al passato, ha cambiato le nostre vite, e rimarrà indelebile nei nostri ricordi per sempre. Con la pandemia sono entrate nel nostro linguaggio quotidiano una serie di parole ed espressioni, da “lockdown” a “tampone negativo” passando ad altre non direttamente collegate al virus.

Per esempio: vi ricordate il primo lockdown, quello iniziato (per noi) a marzo 2020, durante il quale le città erano svuotate perché eravamo tutti in casa? Abbiamo visto diverse immagini di animali selvatici vagare per le strade deserte, e si diceva spesso che “senza l’uomo, la natura si riprende i suoi spazi“. Ora uno studio pubblicato su Science mette alla prova quest’affermazione… confermando che era tutto vero.

Lockdown e spostamenti. Lo studio è stato concepito da Marlee Tucker della Radboud University di Nimega, in Olanda, ed è un’analisi degli spostamenti, durante il lockdown, di 43 diverse specie di mammiferi terrestri, per un totale di circa 2.300 individui che andavano dalle giraffe agli orsi, dagli elefanti ai cervi.

I dati del 2020, raccolti tramite radiocollare e GPS, sono stati confrontati con quelli dello stesso periodo (da gennaio a maggio) dell’anno precedente, per scoprire come questi mammiferi avessero cambiato le loro abitudini in nostra assenza. Le differenze sono evidenti e saltano subito all’occhio: in quei mesi senza persone tra i piedi, i mammiferi selvatici si sono mossi di più, percorrendo il 73% di strada in più rispetto al periodo di “normalità” del 2019. Inoltre, senza umani i mammiferi selvatici si sono avvicinati più spesso alle strade, che nella primavera del 2020 erano deserte, usandole come punto di riferimento per i loro spostamenti.

Meno umani, più sicurezza. Che ci sia un legame tra la presenza umana e gli spostamenti dei mammiferi è confermato dal fatto che, nelle aree dove il lockdown era più rilassato e meno restrittivo, gli animali si sono mossi di meno rispetto ai loro colleghi presenti in aree dove il governo aveva decretato la chiusura totale. Non è difficile spiegare queste differenze: senza umani in giro, gli animali selvatici si sentivano più liberi e meno in pericolo, e hanno quindi vagato di più in aree che per loro erano normalmente off limits.

Secondo gli autori, lo studio è una buona notizia: significa che gli animali selvatici reagiscono direttamente alle nostre azioni e cambiano il loro comportamento di conseguenza. Questo significa che una conservazione efficace passa anche dalla nostra capacità di modificare le nostre abitudini di vita in maniera vantaggiosa non solo per noi, ma per tutti gli animali (e la natura in generale).



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