Rapporto uomo-animale: il paradosso dello scudo umano

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Non tutti i predatori sono uguali: può sembrare una banalità, ma quelli più grossi sono “più predatori” di quelli di media taglia, nel senso che i primi si mangiano i secondi mentre non si verifica mai il contrario. È da quando esistiamo, quindi, che i predatori più piccoli ci usano come scudo umano, spostando il loro areale di attività il più vicino possibile a noi così da tenere a distanza gli altri predatori. E se la cosa poteva funzionare migliaia di anni fa, nel mondo di oggi lo scudo umano nasconde in realtà più rischi, per chi se ne servono, di quelli rappresentati dagli altri animali.

Lo dice uno studio pubblicato su Science che ha analizzato quello che viene definito “il paradosso della letalità dello scudo umano” in alcuni predatori di piccola/media taglia che vivono nello Stato di Washington (Usa).

Un puma è più pericoloso di un uomo? I predatori di questo tipo (nel caso dello studio, coyote e linci rosse) sono definiti “mesopredatori”: occupano una posizione intermedia nella rete trofica, al di sotto di quelli che vengono definiti predatori apicali (lupi e puma, sempre nello studio), e possono venire predati da questi ultimi.

Gli animali analizzati nello studio, che sono stati seguiti tramite GPS e radiocollare e i cui movimenti sono stati confrontati con le attività antropiche nell’area, hanno dimostrato tutti la tendenza a spostare il proprio areale il più vicino possibile agli umani, sapendo che i predatori apicali preferiscono non avvicinarsi: in altre parole, ci considerano un rischio minore rispetto a quello rappresentato dagli altri animali.

Il paradosso dello scudo umano. Il problema è che i dati dicono che questa valutazione è sbagliata: i mesopredatori che vivono più vicini agli umani muoiono per mano umana tre volte tanto rispetto a quanto fanno per zampa o dente di un altro predatore.

Le cause di morte sono molteplici e prevedibili: la caccia, l’eliminazione mirata in conseguenza a un’interazione andata male (per esempio un coyote che entra in un pollaio), ma anche lo scontro con un veicolo, che sia un’auto o un camion. Per coyote e linci, quindi, le attività umane sono una trappola ecologica nella quale vanno a infilarsi volontariamente, convinti di migliorare le proprie chance di sopravvivenza, e non sapendo che farebbero meglio a tentare la fortuna contro lupi e puma.



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