Gli uccelli marini soffrono di plasticosi

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Le acque del nostro Pianeta sono invase da milioni di tonnellate di plastica di tutte le dimensioni, la cui presenza sta creando danni spesso irreversibili alla salute di moltissime specie viventi. Una delle più sfortunate in questo senso è la berta piedicarnicini (Ardenna carneipes), un uccello marino che vive nell’Oceano Pacifico e Indiano e che è stato eletto “il più inquinato del mondo”, nel senso che è il volatile che in media ingerisce più plastica. Ora, uno studio pubblicato su Journal of Hazardous Materials identifica proprio in questi uccelli una nuova patologia, la plasticosi, causata come suggerisce il nome proprio dall’ingestione di plastica e che colpisce le berte causando loro danni al sistema digerente e rallentandone la crescita.

Che cos’è la plasticosi? C’è un motivo se la berta piedicarnicini è l’uccello più inquinato del mondo: le capita spesso di scambiare i pezzi di plastica che galleggiano in mare per il cibo, e quindi di mangiarseli o, ancora peggio, di darli in pasto ai pulcini. La plastica, però, non è digeribile, e i frammenti ingeriti si “piantano” quindi nello stomaco di questi uccelli, causando ferite e ulcerazioni che non possono guarire per la presenza di materiali estranei. Questo alla lunga causa la fibrosi, una condizione per cui le cellule danneggiate non riescono più a ripararsi e vengono sostituite da tessuto connettivo. Il risultato è particolarmente evidente nel proventricolo, il primo tratto dell’apparato digerente delle berte: se affetto da plasticosi si indurisce, perdendo in parte o del tutto la sua flessibilità.

Non solo lo stomaco. La plasticosi può danneggiare e distruggere anche le ghiandole che producono le sostanze digerenti: la combinazione di questi due fattori (stomaco rigido e ghiandole distrutte) rende le berte colpite più vulnerabili a parassiti e altre infezioni, e meno efficienti nel digerire il cibo – una condizione che può portare alla malnutrizione con tutte le sue conseguenze. Un’altra osservazione emersa dallo studio è che la plasticosi potrebbe influenzare in qualche modo la crescita di questi uccelli: gli esemplari con più plastica in corpo sono più leggeri e hanno ali più piccole di quelli sani. Come accennato prima, poi, la plasticosi è “ereditaria”: il 90% dei pulcini studiati hanno in corpo una certa quantità di plastica passata loro dai genitori come cibo. Lo studio è solo il primo passo verso la comprensione di questa nuova patologia: per ora sappiamo che colpisce l’apparato digerente, ma si pensa che possa avere effetti anche su quello respiratorio o su organi come i reni.



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