La biodiversità della zona demilitarizzata coreana

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Il 27 luglio 1953, a Panmunjeom, i rappresentanti di Nazioni Unite, Cina e soprattutto Corea del Sud e del Nord firmarono l’armistizio che mise fine alle ostilità tra le due nazioni asiatiche. Settant’anni dopo, seppur con qualche scricchiolio, l’armistizio tiene, anche grazie all’istituzione della zona demilitarizzata (o DMZ) che fa da cuscinetto tra le due Coree e che è quindi completamente disabitata. Almeno da esseri umani, visto che invece piante e altri animali vi prosperano, proprio per l’assenza di disturbo antropico.

La DMZ, però, è stata finora poco studiata: ecco perché la Corea del Sud, in collaborazione con Google Arts & Culture, ha appena portato a termine un progetto che documenta, con immagini e video, la straordinaria varietà di specie che la popolano.

Che pacchia, senza umani (MA non basta)!. La DMZ è una striscia di terra lunga 257 km e larga appena 4, separata dalle due Coree attraverso una recinzione e un numero imprecisato di mine antiuomo rimaste lì dai tempi della guerra. Il progetto di Google e Corea del Sud ha coperto un’area totale di 1.450 km2, che sono stati riempiti di fototrappole e telecamere controllate da remoto.

Lo scopo è osservare senza disturbare gli abitanti dell’area: non vedono un essere umano da settant’anni, e il risultato è che la DMZ è piena di specie animali e vegetali che si trovano solo in Corea. Il 38% di queste, però, sono a rischio estinzione: nella lista ci sono la gru, il mosco (un parente dei cervi), la capra di montagna, persino l’orso dal collare, che non veniva osservato nella zona da circa vent’anni e che si pensava potesse essersi già estinto, almeno localmente.

Guerra e tutela ambientale. Il conteggio totale delle specie osservate dal progetto segna 6.168 tra piante, invertebrati e vertebrati. La DMZ è tra l’altro attraversata dal fiume Han, che funge da confine naturale tra le due Coree: gli animali della zona demilitarizzata se ne fregano delle questioni geopolitiche, e si muovono continuamente tra le due sponde del fiume.

Il progetto per il settantesimo anniversario dell’armistizio è il primo che documenta nella sua interezza la biodiversità della DMZ, ma è già da tempo che chi si occupa di conservazione chiede che l’area venga sottoposta a protezione ambientale: purtroppo, per farlo servirebbe una completa collaborazione tra i due Stati coinvolti, i quali però sono ancora formalmente in guerra. Per ora possiamo limitarci ad ammirare la ricchezza della DMZ, e…

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