Il messaggio del vescovo di Mantova: «Uno Spirito che soffia in tutti i luoghi»

«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). I gusti abitativi di Dio sono davvero sorprendenti. Lui, che vive nell’alto dei cieli, si accasa nel mondo. Il versetto del Vangelo secondo Giovanni, tradotto letteralmente, suona così: «piantò la sua tenda in mezzo a noi». In mezzo. Non più all’esterno dell’accampamento come avveniva con la tenda del convegno, luogo della dimora di Jahvè durante il cammino dell’esodo del popolo d’Israele. Là, il rimanere fuori di Dio rappresentava l’alterità di una divinità che non voleva compromettersi con le dinamiche dell’abitare umano, ma risiedeva in un luogo “altro”, separato e sacro, fuori dalla vita ordinaria. Con l’evento dell’incarnazione, invece, la gloria di Dio presente in Gesù si manifesta tra le case e sulle strade della gente.

«La sua casa siamo noi», dice la lettera agli Ebrei. Facendo della nostra carne fragile e limitata la sua dimora, Dio abolisce la separazione tra luoghi sacri e profani. Non esistono più luoghi, fisici ed esistenziali, caratterizzati dall’assenza del divino, dai quali Dio “se ne sta fuori”.

Semmai siamo noi uomini, con i nostri comportamenti, a renderli profani, cioè profanati dalla volgarità brutale di chi fa dell’altro un proprio strumento e dalla furia distruttrice di chi pretende di annientare il fratello.

Lasciamoci dunque provocare dal mistero del Natale sul modo di “abitare” i nostri spazi, i nostri tempi e i nostri mondi. Lo spazio, infatti, non è solo un contenitore che funge da scenario alle nostre esistenze, ma è un dinamismo attivo, un fattore che ci forma. Non siamo fatti solo di parole, ma anche di luoghi, di posti e di situazioni. La casa, la scuola, la fabbrica, l’ufficio, l’università, il bar, le istituzioni, il paese. E poi gli spazi “mobili”, come le auto, i treni, gli aerei e tutti i mezzi che accorciano le distanze non solo geografiche. E quelli virtuali della rete a cui siamo perennemente connessi, ormai annullando i confini fra l’online e l’offline dell’esistenza.

Madeleine Delbrêl, una mistica francese del secolo scorso, diceva: «Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c’è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi». Cristo ha santificato i luoghi dell’umano, non attraverso segni prodigiosi, ma semplicemente abitandoli: la casa di famiglia a Nazareth, la bottega del padre falegname, la dimora degli amici di Betania, ma anche la barca dei pescatori divenuti discepoli e l’abitazione del peccatore Zaccheo, senza trascurare i luoghi del culto, come il tempio e la sinagoga. L’affacciarsi di Dio ai luoghi dell’esistenza umana ci insegna che gli spazi non vanno solamente riempiti, ma plasmati, affinché diventino ambienti di vita in cui ci si sente a casa, cresce il senso di appartenenza, si delinea un’identità, ci si fermenta reciprocamente e si sperimenta la fraternità. Immaginare, progettare e realizzare nuovi modi di abitare le nostre città e i nostri paesi rappresenta, quindi, la più attuale e affascinante delle sfide. Per i sociologi uno dei tratti della contemporaneità risiede nella proliferazione dei cosiddetti “non…