Perché gli animali migratori cercano compagnia

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Nonostante siano soggetto di studi e di raccolte dati da più di un secolo, gli animali migratori sono ancora un parziale mistero: come fanno a non perdere la strada? Alcuni migratori percorrono migliaia o decine di migliaia di chilometri a ogni stagione, per arrivare esattamente dove vogliono: come fanno a non sbagliarsi? Ogni specie ha le sue strategie specifiche, ma una molto diffusa prevede di usare il campo magnetico terrestre per orientarsi – un metodo che però non è sempre affidabile, visto che il segnale geomagnetico può venire disturbato. Come fanno i migratori a correggersi? Stando a uno studio pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, la risposta è semplice: viaggiano in compagnia.

Compagni di viaggio. Come detto, usare il campo geomagnetico come una bussola è un metodo all’apparenza molto preciso, ma che può dare problemi all’atto pratico. Le tempeste solari, per esempio, possono “disturbare il segnale”, e lo stesso vale per i campi elettromagnetici generati dall’attività umana, che possono interferire con quello terrestre. Per capire come facciano gli animali migratori ad aggirare questo problema, il team dell’università di Duke che ha condotto l’esperimento, ha costruito un modello informatico che simula la migrazione di gruppi di animali, e ha analizzato le loro performance applicando diverse strategie di navigazione. Gli animali virtuali sceglievano dove spostarsi sulla base di due impulsi: da un lato quello a stare vicino agli altri membri del gruppo, dall’altro quello che lo porta nella direzione desiderata sulla base del campo magnetico terrestre. Questo secondo impulso è stato “disturbato” dal modello, introducendo così un certo grado di errore nella ricerca della strada giusta.

Siamo abbastanza? La simulazione ha dimostrato che gli animali migratori che tendono a stare più vicini ai compagni trovano la strada giusta anche di fronte a “errori di calcolo” del loro senso magnetico; al contrario, quelli che viaggiano da soli non riescono a correggere i loro calcoli e quindi a raggiungere la loro destinazione. Detto più semplicemente: gli animali viaggiano meglio se lo fanno in gruppo (forse perché in tanti riescono a compensare gli errori di calcolo individuali). C’è però un problema: questa strategia funziona solo sopra un certo numero di esemplari; quando le popolazioni si riducono, diventa più difficile incontrare altri animali durante il viaggio e unirsi a loro per navigare meglio. È un problema non solo virtuale, ma incontro al quale potrebbero andare molte specie migratorie, dai salmoni alle farfalle monarca.



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