Natovenator, il dinosauro che sembrava un pinguino

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La Mongolia è uno degli scrigni paleontologici più ricchi del mondo, che non smette di regalarci resti di creature estinte – dinosauri in particolare. L’ultimo in ordine di tempo arriva dalla Formazione Barun Goyot, nel deserto del Gobi, formatasi circa 72 milioni di anni fa e brulicante di uccelli, piccoli mammiferi e, appunto, dinosauri: la nuova scoperta si chiama Natovenator polydontus e, nonostante assomigliasse a un pinguino nell’aspetto e anche nelle abitudini, non appartiene allo stesso gruppo di dinosauri da cui sono derivati gli uccelli. Il fossile è stato descritto in uno studio pubblicato su Communications Biology.

Dinosauri e uccelli. Natovenator (una parola che significa “cacciatore acquatico”, mentre polydontus significa “con molti denti”) è stato scoperto in quella che nello studio viene definita “la fonte più importante di fossili di dinosauri teropodi non-uccelli” – in altre parole, tutti quei dinosauri imparentati con i moderni volatili ma che non appartengono alla linea evolutiva che ha portato direttamente ai volatili. Natovenator era un dromeosauro, parente dei più famosi Velociraptor, e in particolare apparteneva alla sottofamiglia Halszkaraptorinae, della quale il rappresentante più famoso era Halszkaraptor. E proprio questo suo parente ci interessa per parlare di Natovenator: i resti che abbiamo trovato finora di Halszkaraptor suggeriscono che potesse essere un predatore acquatico, un’idea però non condivisa da tutta la comunità paleontologica perché non abbiamo abbastanza resti da averne la certezza. Il fossile di Natovenator è invece in condizioni eccezionali, e conservato (quasi) nella sua interezza: abbiamo quindi un’idea più precisa di che forma avesse l’animale.

A caccia sott’acqua. Natovenator era quasi certamente un predatore (lo dimostrano innanzitutto i suoi denti, numerosi e affilati) ma, pur essendo piumato e avendo le zampe anteriori appiattite e simili ad ali, non era in grado di volare: le usava invece per nuotare e tuffarsi in profondità in cerca di cibo. Ad aiutarlo c’era anche la forma del suo corpo: la caratteristica più importante di Natovenator è che le vertebre della sua gabbia toracica non erano perpendicolari al corpo (come le nostre, per esempio), ma ripiegate verso la coda; in questo modo l’animale assumeva un profilo più idrodinamico che, unito al suo collo lungo e sinuoso, lo rendeva perfettamente adattato per la vita acquatica, o almeno per compiere regolari immersioni a scopo alimentare. Secondo gli autori dello studio, la scoperta di Natovenator è particolarmente importante: è la prima volta che scopriamo un dinosauro non-uccello adattato alla vita acquatica.



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