A secco le centrali idroelettriche lungo lo Scaricatore a Marmirolo

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A secco le centrali idroelettriche lungo lo Scaricatore, il canale artificiale che nasce dal partitore di Pozzolo (da qui una parte dell’acqua del Mincio viene dirottata sul canale). Sei i piccoli impianti presenti sui quindici chilometri di corso d’acqua, per circa un milione di kilowattora ogni mese di energia pulita. Alcune di queste non hanno acqua a sufficienza per poter funzionare: energia elettrica persa in un periodo di bollette alle stelle.

A causare lo stop sono la carenza generale d’acqua, dovuta a un livello del lago di Garda ai minimi storici per la stagione, e, secondo Franco Garzon, ingegnere di Dolomiti Energia che ha segnalato il caso, «la decisione di rilasciare nel fiume Mincio un deflusso minimo vitale che è più del doppio del necessario»: tra i 12 e i 14 metri cubi al secondo contro i 6 che bisognerebbe garantire per salvaguardare la vita. L’acqua che arriva a Pozzolo viene mandata prevalentemente nel Mincio per una ragione di carattere ambientale: più acqua attraversa le Valli ed entra nei laghi di Mantova e maggiore è il benessere degli ecosistemi. Lo Scaricatore, inoltre, è un canale costruito per difendere la città di Mantova dalle piene e alle società che gestiscono le centraline non è garantita la presenza di acqua. Le autorizzazioni, rilasciate dalla Provincia, lo dicono chiaramente: le centraline non devono chiedere acqua ma “macinare” quella che c’è.

Vista l’emergenza legata alla mancanza di fonti energetiche, Garzon si chiede, però, se non sia possibile mediare tra le due esigenze: «Lo Scaricatore è nato per fare fronte a eventuali piene. Ebbene, l’emergenza energetica è un’emergenza. Basterebbe che si rilasciassero nello Scaricatore tre metri cubi al secondo (lasciando comunque fluire quasi 10 metri cubi nel Mincio) e le sei centrali presenti lungo lo Scaricatore potrebbero produrre circa un milione di kilowattora ogni mese, equivalente ai consumi elettrici di circa 5.000 famiglie. Probabilmente ci sono situazioni particolari che giustificano il rilascio di una quantità di acqua maggiore rispetto al minimo vitale».

L’ingegnere cita, poi, l’esempio della Provincia di Trento, che «sta centellinando i deflussi minimi vitali dei corsi d’acqua a favore della produzione idroelettrica, pur sempre nel rispetto dell’integrità degli ecosistemi».

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