La strage dei delfini nel Mar Nero

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A febbraio di quest’anno la Russia ha invaso l’Ucraina, dando inizio a una guerra che sta mietendo migliaia di vittime e distruggendo intere città – e che sta colpendo anche l’ecosistema locale in modi che probabilmente capiremo solo alla fine del conflitto. Ci sono già parecchi esempi di come le operazioni militari stiano impattando sulla fauna dell’area e sui loro habitat, e probabilmente il più clamoroso riguarda i delfini.

Dall’inizio della guerra, riportano gli esperti dell’Accobams (un trattato internazionale per la conservazione dei cetacei nel Mediterraneo e nel Mar nero), più di 700 delfini e focene sono morte a causa dell’attività militare, con vittime registrate in diversi Paesi del bacino del Mar Nero tra cui Bulgaria, Romania, Turchia e ovviamente Ucraina.

I danni dei missili. Le attività militari, in realtà, mettono a rischio l’intero ecosistema del Mar Nero e delle sue coste; i cetacei sono solo le vittime più evidenti, e quelle che hanno fatto scattare l’allarme più urgente. Molti delfini si sono spiaggiati, morti o morenti, con il corpo coperto di ferite e bruciature: è probabile che siano stati presi nel fuoco incrociato dei due eserciti in guerra.

Altri esemplari portano invece i segni di uno incontro ravvicinato con una bomba o una mina. Infine, parlando di esemplari ancora vivi, l’Accobams ha osservato delfini e focene che sembrano fare fatica a nuotare in linea retta, e la cui magrezza suggerisce un digiuno più o meno forzato. Anche in questo caso, la colpa è conflitto.

Troppo rumore. I delfini, come tutti i cetacei, usano il suono come strumento di navigazione (si chiama ecolocazione, la stessa usata per esempio dai pipistrelli), e vengono disturbati dal rumore delle barche: un problema comune anche in tempo di pace nel Mediterraneo, che è un mare stretto e affollato nel quale balene e delfini hanno sempre più problemi a orientarsi. In una zona di guerra il problema è amplificato, visto che al normale rumore delle imbarcazioni si aggiungono missili, bombe e sonar.

Il costante rumore di fondo nei loro habitat originari sta quindi spingendo i cetacei a cercare il cibo altrove, spesso più vicino alla costa, dove rischiano però di rimanere intrappolati nelle reti per la pesca a strascico. Insomma, oltre a tutto quello che sta causando in termini di perdite per l’umanità, la guerra in Ucraina sta facendo male anche a delfini e focene (e con ogni probabilità altri cetacei). Quanto male non lo sappiamo ancora: per quello dobbiamo aspettare che l’invasione finisca, e ci auguriamo che succeda presto.



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