Cagliari, il Comune chiude lo storico caddozzone di viale Bonaria: “Ci state

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A Cagliari il Comune “chiude” lo storico caddozzone di viale Bonaria. Il camion bar con tanto di tavolini e sedie gestito da Giuseppe e Antonio Melis, in piazza Madre Teresa di Calcutta, ha i giorni contati. Gli uffici comunali del Suape, lo scorso 4 ottobre, hanno notificato “l’avvio del procedimento di adozione dell’ordinanza di sospensione della concessione di suolo pubblico quale sanzione disciplinare per l’accertata violazione della concessione e di successiva decadenza dell’autorizzazione amministrativa”. Le motivazioni? Stando alle carte, i Melis avrebbero potuto occupare solo ventuno metri quadri e, già dallo scorso 14 agosto, non avrebbero più potuto vendere panini e bibite, avendo ricevuto già lo stop da parte degli uffici comunali. C’è stata, nel mezzo, anche una multa, e una serie di comunicazioni. Il 20 aprile 2004 il primo ok a ventuno metri quadri e alla vendita di prodotti alimentari, con il divieto di somministrare alimenti e bevande. Un’attività che, però, è sempre stata svolta, tra panini con l’hamburger, bistecche, patatine fritte, birre e aranciate, perchè i ristoratori avevano presentato, e vinto, un ricorso al Tar. Qualche giorno fa è arrivato l’ultimatum, dopo i controlli eseguiti anche dagli agenti della polizia Locale: il caddozzone deve smettere qualunque tipo di attività “per i prossimi 33 giorni”.

Per i titolari si tratta di una mazzata: “Qui ci sono i posti di lavoro dei miei figli e mia figlia. Ogni settimana ci dividiamo i guadagni e mettiamo da parte soldi per lo spostamento ordinato dal Comune, vorrebbero metterci sopra un campo a venti metri di distanza”, tuona Giuseppe Melis, titolare del chiosco: “Il Comune dice che siamo abusivi, ho sempre pagato tutto, ho tutte le carte, sia per il bar sia il dehor, da sempre. Le fogne me le ha fatte il Comune, ho l’allaccio di acqua e luce, è come se fosse un locale pubblico da diciannove anni”. E rimarca: “Ho tutti i bollettini di pagamento dei metri quadri, come mai se ne sono accorti dopo diciannove anni?”. Uno dei figli e dipendenti, Antonio, aggiunge: “Non è solo una condanna alla disoccupazione, ci stanno ammazzando. Non possiamo subirlo, sono molto preoccupato anche per i miei figli”. Inoltre, proprio in quell’area dovrà passare la futura metropolitana leggera. Ma questa è un’altra storia. L’avvocatessa dei due caddozzoni, Anna Maria Busia, sta studiando tutte le possibili contromosse: “Devo verificare bene tutte le carte per capire come poterli salvare. Dovrebbero bloccarsi per 33 giorni, e poi le procedure amministrative andrebbero comunque avanti.  È vero, Giuseppe Melis ha sempre pagato per tutti i metri quadri che ha occupato. Il mio pensiero va soprattutto alle famiglie che lavorano lì e che sono coinvolte in questa situazione. Lunedì prevediamo di depositare al Comune le nostre memorie difensive”






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