Gli enti socio sanitari di Mantova e Lombardia lanciano l’Sos: «Siamo allo

Parla il presidente dell’associazione Arlea:  «Caro energia, post pandemia, rinnovi contrattuali, carenza di personale, adempimenti burocratici, adeguamento delle tariffe regionali: gli enti socio sanitari sono allo stremo»

MANTOVA. «Caro energia, post pandemia, rinnovi contrattuali, carenza di personale, adempimenti burocratici, adeguamento delle tariffe regionali: gli enti socio sanitari sono allo stremo». A lanciare l’allarme è il presidente di Arlea (associazione regionale che rappresenta gli erogatori socio sanitari) Valter Montini. Per lo più enti no-profit, si tratta di residenze per anziani (Rsa), per disabili (Rsd), per soggetti psichiatrici, per minori e persone con patologie da dipendenza.

Ora a fronte del caro energia «bisogna profondere ogni sforzo – spiega Montini – per evitare che vi sia un rialzo della quota di compartecipazione alla spesa da parte delle famiglie già provate dai rincari non solo delle utenze ma dei beni di consumo in generale. Il potere di acquisto delle famiglie si è ridotto e l’impossibilità di accedere a servizi residenziali e semi residenziali comporterà una riduzione di richiesta» che «si tradurrà in minore occupazione nel settore».

Intanto gli enti devono affrontare un incremento delle bollette che «si traduce, nella migliore delle ipotesi, in un maggior costo pari a minimo 8-9 euro die per ogni posto letto» e «il recupero delle perdite accumulate comporterebbe un incremento della quota giornaliera variabile dai 10 ai 20 euro die che le famiglie non possono sopportare». Inoltre «le strutture scontano più di ogni altra impresa gli effetti derivanti dalla pandemia» e «subiranno entro fine anno, gli incrementi dettati dalla chiusura doverosa dei contratti nazionali di lavoro» con «l’esodo verso strutture pubbliche che garantiscono, maggiore remunerazione» a cui «si accompagna l’impossibilità a reperire sul mercato le figure professionali necessarie».

Insomma l’adeguamento delle tariffe regionali «non è allineato agli effettivi costi sostenuti e ai bisogni di enti e utenti» e questo rischia di tradursi nella «chiusura o riduzione dei servizi», minore occupazione e «maggior ricorso agli ammortizzatori sociali».

Chiedono: interventi di ammortizzazione dei maggiori costi derivanti dal caro energia: per evitare aumenti della quota di compartecipazione alla spesa; una deroga temporanea rispetto alle figure professionali; una contrattazione che adegui i livelli remunerativi; il riconoscimento da parte della Regione dell’effettivo costo giornata; una corretta programmazione del fabbisogno formativo; ridurre gli oneri burocratici che gravano sul personale.