“Compasso d’Oro”, fino a domenica la mostra dedicata al Premio

E Corraini, già vincitore nel 2014, ridà vita alla scimmietta Zizì di Bruno Munari

MILANO. Il primo spremiagrumi dalle linee modernissime (Kartell, fine anni ’50), il rivoluzionario telefono “Grillo” di Zanuso, la lampada da tavolo “Mush nero” firmata da Cassina, la Ferrari Monza Sp1 del 2020, la collezione Artemide firmata nel 2014 da Issey Miyake (appena scomparso) e altre 2300 meraviglie. Sono gli oggetti che dal 1954 a oggi raccontano la storia del migliore design italiano, quello insignito con il prestigioso Compasso d’Oro. I premiati sono 350, gli altri sono quelli che nelle varie edizioni hanno ottenuto Menzioni d’Onore. Vederli tutti insieme è fare un tuffo nel passato e nei progetti da realizzare.È l’ADI Design Museum (a Milano, tra il quartiere cinese e il Cimitero monumentale), un luogo nel quale c’è anche un pizzico di mantovanità, in campo industriale e dell’editoria, che porta i nomi di Marcegaglia e Corraini. La sede stessa, un edificio industriale anni ’30 nato come ricovero tram a cavalli e impianto di distribuzione energia elettrica, è “da Compasso d’oro”.

La raccolta è destinata a implementarsi con ogni edizione del Premio. Tra i vincitori 2022, uno dei prototipi più appariscenti è “Lambro.gio”, un triciclo cargo bike elettrico pensato, all’insegna della sostenibilità, per il trasporto urbano di persone e merci. Tra i protagonisti mantovani del Compasso d’Oro c’è il gruppo Marcegaglia, ammesso alla preselezione dell’ultima edizione (un traguardo ambizioso, tra centinaia di altri candidati) con il loro coil in stampa digitale. Esposto quest’autunno nella sede Milanese di ADI e poi in quella romana di Confindustria, segna una nuova frontiera del design industriale che cambia faccia alla bobina d’acciaio che da anonima diventa decorata. E Corraini edizioni, Compasso d’Oro 2014 per la rivista “Inventario”, proprio in queste settimane ha messo in catalogo un oggetto firmato Bruno Munari, la scimmietta Zizì, che il premio l’aveva conquistato nel ’54, la prima edizione. Prendeva tutte le forme possibili grazie all’anima di filo di rame rivestita di gomma marron e ora torna alla ribalta: «Sì ma come oggetto di design vintage – spiega Marzia Corraini -: in omaggio a Munari abbiamo reperito alcune centinaia di pezzi originali, li abbiamo ricondizionati e dipinti, è un oggetto di design non un gioco. È custodita nella confezione originale disegnata come una gabbia: Munari era avanti anche in questo, il senso era quello di farla uscire, non di rinchiuderla». Zizì torna in vita già nei prossimi giorni nella tenda libreria di Festivaletteratura.

Tornando al museo: oltre al book shop e alle mostre temporanee c’è un’altra dedicata alla collezione di poster “alla carriera” che dal 1954 a oggi hanno accompagnato i vincitori del premio.

Portano firme d’autore e ciascuno può scegliere il suo preferito, strapparlo dal blocco e portarselo gratuitamente a casa. Biglietti 12/9 euro (si paga…