Per certi raccolti, meglio la città della campagna

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Il 55% della popolazione mondiale vive in aree urbane, e l’80% del cibo prodotto nel mondo è destinato al consumo nelle città, dice la Fao. È quindi naturale che anche l’agricoltura urbana sia in crescita, al punto che una percentuale compresa tra il 15 e il 20% di tutto il cibo mondiale (tra cui il 5-10% di tutti i legumi, tuberi e vegetali) è prodotta proprio nelle città.

Nonostante la crescente importanza dei raccolti urbani, ci mancano ancora dati su quali piante “funzionino” meglio, e su quali siano i costi e i benefici della produzione in città. Un primo tentativo di riempire questo buco arriva dall’Inghilterra, dove un team composto da ricercatori delle università di Liverpool e Lancaster ha condotto uno studio che parte proprio dalla domanda “quanto cibo possiamo far crescere nelle aree urbane?”. Lo studio è stato pubblicato su Earth’s Future.

Pomodori vs mele. Lo studio è in realtà un’analisi comparata di 200 studi precedenti condotti in 53 diversi Paesi, tutti concentrati sull’agricoltura nelle aree urbane. L’analisi non ha preso in considerazione solo le aree verdi (parchi, orti urbani…), ma anche le cosiddette “aree grigie”: strade, tetti, marciapiedi e tutte quelle parti di città che lasciano solo parzialmente spazio al verde.

La prima cosa che la ricerca dimostra è che ci sono alcuni raccolti che crescono particolarmente bene in modi, per così dire, non convenzionali. Per esempio, il pomodoro è adatto alle coltivazioni idroponiche, che sostituiscono l’acqua al suolo, mentre la lattuga, il cavolo e il broccolo crescono molto bene se coltivati “in verticale”. Altri raccolti sono invece poco adatti agli spazi urbani: «Non si può prendere un mucchio di meli e accatastarli in una camera di crescita verticale», ha spiegato Florian Payen, primo autore dello studio.

Sì, ma quanto costa? Ci sono quindi prodotti agricoli che beneficiano delle limitazioni delle città e altri che invece ne soffrirebbero. Quello che non è ancora chiaro è quanto coltivare frutta e verdura in aree urbane sia efficiente dal punto di vista economico: per esempio, pomodori e lattuga in città devono crescere in ambienti costantemente controllati dal punto di vista della temperatura, un costo che in campagna non va sostenuto.

Non c’è dubbio però (e l’ultima pandemia ce l’ha dimostrato) che avere città più verdi e anche più indipendenti dal punto di vista alimentare non possa che essere un vantaggio, e qualcosa su cui puntare forte nel prossimo futuro.



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