Tesla oltre le stime con utili a 3,3 miliardi. Musk: «Più di 1,5 milioni di auto

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Ricavi per 18,756 miliardi di dollari rispetto ai 10,389 miliardi di un anno prima (+81%). Operating margin al 19,2% a fronte del 5,7% sempre di dodici mesi prima. Utile netto di 3,318 miliardi che si confronta con il profitto netto di 438 milioni di fine marzo 2021. Sono tra i principali dati del primo trimestre nel 2022 di Tesla. Numeri oltre le stime degli analisti (indicate da Ibes di Refinitiv) che hanno contribuito a fare salire il titolo della società di Elon Musk nell’after trading in Wall Street.

La società, in avvio di aprile, aveva già indicato la buone traiettoria della produzione totale. Questa si è assestata, sempre nel primo quarter dell’esercizio in corso, sulla quota di 305.407 veicoli (+69% anno su anno). Quelli “rilasciati”, dal canto loro, sono risultati 310.048. Numeri, considerando i problemi legati alle filiere globali di approvvigionamento (ad esempio sui microchip), che hanno sorpreso in positivo il mercato. Una dinamica che si è riflettuta sui numeri di bilancio.

La dinamica inflazionistica

La società, a ben vedere, ha dovuto fare i conti con diverse problematiche. In primis il rincaro delle materie prime. Questo è stato affrontato attraverso il classico passtrough. Cioè Tesla ha aumentato, nel recente passato, due volte i prezzi di listino delle sue autovetture. Una strategia che, anche per il fatto di realizzare veicoli alto di gamma, non ha avuto effetti sulla domanda. Anzi. Durante la conference call con gli analisti è stato indicato che «non c’è un limite sul fronte della domanda, bensì su quello della produzione».

Al di là di ciò è interessante sottolineare, sempre in riferimento alla dinamica inflazionistica, che Tesla indica di avere ridotto i costi per veicolo. Un andamento il quale, da una parte, è evidentemente l’effetto della leva operativa; e che, dall’altro, consegue all’incremento (anche) delle efficienze operative.

Fabbriche e covid

Ma non è solo una questione de surriscaldamento dei costi. Altro tema cruciale è quello, ovviamente, dell’attività nelle fabbriche. Qui il gruppo automobilistico ha dovuto affrontare, a causa del lockdown imposto dalle autorità per il covid, il fermo dello stabilimento a Shangai. Lo stop alla produzione è partito il 28 marzo scorso. L’indicazione della società è che, gradualmente, le attività sono ripartite. Questo, tuttavia, non elimina il fatto che nel secondo trimestre ci sarà comunque un impatto. Credit Suisse, in un report, stima la potenziale riduzione dell’output intorno alle 90.000 unità.

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