I “frugali” alla guerra del debito

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Possibile che la solidarietà tra Paesi Europei si sia già esaurita? Così parrebbe. Perché questa mattina, in occasione delle riunioni di Eurogruppo e Ecofin di Kranj, in Slovenia, otto Paesi “frugali” guidati dall’Austria hanno inviato una lettera al Consiglio dei ministri finanziari dell’Ue per sottolineare la propria contrarietà alla revisione delle regole su deficit e debito dei trattati europei.

La revisione del Patto di stabilità era stata avviata subito prima della pandemia. I primi segnali di ripresa della battaglia sulle regole di bilancio erano arrivati a giugno: Wolfgang Schaeuble, ex ministro delle finanze tedesco, aveva scritto sul Financial Times che “l’esperienza mostra che i bilanci in pareggio nei paesi con alti livelli di debito sono quasi irraggiungibili senza pressioni esterne. Lasciati a se stessi, i membri di una confederazione di stati rischiano di soccombere alla tentazione di contrarre debiti a spese della comunità”. Ora, in vista del ritorno alla normalità, Austria, Danimarca, Lettonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Finlandia, Olanda e Svezia portano la questione direttamente ai tavoli dell’Unione. “Anche se non consideriamo le regole di bilancio come un ostacolo a politiche di bilancio efficienti, siamo aperti al dibattito sul miglioramento della governance, incluso il patto di stabilità. Attenendosi ad quadro basato sulle regole, dovrebbero essere apportati miglioramenti“, scrivono i ministri economici “frugali”. E proseguono difendendo i magici numeri del 3 e 60%: “La disattivazione della clausola generale di salvaguardia e una possibile riforma del patto di stabilità non dovrebbero essere legate. Le discussioni sul miglioramento del quadro della governance economica hanno bisogno di molto tempo e dovrebbero essere basate su un’ampia consultazione condotta dalla Commissione. La qualità è più importante della velocità“.

Penso sia positivo che alcuni paesi abbiano già cominciato a prendere posizione, il lavoro della Commissione è quello di costruire consenso e cercheremo di farlo nel rispetto dell’opinione di tutti e con l’obiettivo di rendere le nostre regole adatte a uno sviluppo duraturo e sostenibile“, commenta il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni. L’ex presidente del Consiglio spera di poter percorrere la strada della revisione delle modalità di applicazione delle norme, lasciando intatti i trattati. Il tema, secondo Gentiloni, “non è cambiare la soglia del rapporto debito/Pil al 60%, ma piuttosto raggiungere un consenso comune” prima che scada la clausola di sospensione del Patto, nel gennaio del 2023. “È importante costruire un accordo consensuale su dove vogliamo che ‘atterrino’ le regole di bilancio, per finire in una posizione migliore di quella in cui siamo ora“. Anche perché, dopo un anno e mezzo di Covid, tornare a sventolare la bandiera del 60% sarebbe anacronistico visto che il debito medio della zona Euro è intorno al 100%.



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