La Moratti dietro il valzer delle nomine nella sanità lombarda

Un cambio di poltrone improvviso senza che nessuno dei diretti interessati sapesse nulla. Almeno così risulta sentendo i due direttori (uscente ed entrante) e i soliti bene informati che bazzicano nei corridoi di Palazzo della Regione a Milano

MANTOVA. Un cambio di poltrone improvviso senza che nessuno dei diretti interessati sapesse nulla. Almeno così risulta sentendo i due direttori (uscente ed entrante) e i soliti bene informati che bazzicano nei corridoi di Palazzo della Regione a Milano. Del resto, a quanto pare, i due direttori generali negli ultimi mesi avevano maturato una mezza intenzione di fare domanda di pensionamento con la fine del loro mandato e probabilmente anche prima. Un ribaltone inatteso e con modalità inusuali.

Ad aver messo la firma sull’intera operazione di modifica di una parte dello scacchiere della sanità lombarda sarebbe l’assessore al Welfare Letizia Moratti, che con questa mossa a sorpresa avrebbe in qualche modo voluto da una parte imporre una scossa ad alcune realtà territoriali e dall’altra dare maggiore visibilità alla sua parte politica, Forza Italia, appannata soprattutto nei numeri. Quindi un valzer di poltrone nato non a Mantova ma con respiro più ampio.

Ma qualcuno ipotizza anche una lettura suppletiva: la protesta dei 90 operatori sanitari mantovani che in primavera in una lettera inviata anche al presidente della Regione Attilio Fontana avevano accusato Stradoni di non aver programmato l’attività di ripresa del Poma post Covid. Per ultimo c’è anche chi sussurra di alcune incomprensioni nate negli ultimi mesi tra Stradoni e la Lega, sia locale che regionale, che avrebbero isolato il manager veronese.