Le tracce del Leone: Asola ora riscopre il passato veneziano tra dipinti e baccalà

Dietro la manifestazione che comincia domani (sabato 27 agosto) i risultati della prima ricerca storica sull’eredità della Serenissima

ASOLA. Sarà un evento davvero unico, quello in partenza domani ad Asola, comune mantovano che, dal 1426 al 1797, è stato legato alla Repubblica di Venezia. Una storia che si intreccia con quella dei Gonzaga, perché nel 1426 Asola passa a Venezia, ma nel 1429 diventa poi possedimento dei Gonzaga. Nel 1440 la svolta: il paese decide di annettersi spontaneamente alla Serenissima.

Una storia affascinante che vede intrecciarsi arte, architettura, potere politico e militare, urbanistica e, non da ultimo, tradizioni popolari che travalicano i confini del paese. Solo per fare un esempio, il giorno delle Ceneri ad Asola si è soliti consumare il baccalà in umido, piatto che arriva dalla Serenissima e, nella vicina Medole, per Santa Lucia si consumano “le scalette”, biscotto povero che una recente ricerca (a breve disponibile in un volume) ha scoperto essere prodotta sulle navi della Serenissima.

Di rilevante importanza storico-documentale è il clou degli eventi di questo “VeneziAsola”, che inizia domani con il concerto Barocco d’archi e sapori veneziani (alle 18. 30 a palazzo Terzi). Nel prossimo fine settimana, quello del 4 e 5 settembre, al museo civico Bellini sarà inaugurata la mostra VeneziAsola. I ritratti asolani dei rettori veneti e un’occasione mancata per Giambattista Tiepolo, esposizione che resterà aperta fino a gennaio, con molto materiale presente che è stato studiato con una ricerca diventata un catalogo a cura di Massimo Favilla e Ruggero Rugolo. Per la prima volta, sono stati setacciati gli archivi asolani (civili e religiosi) e veneziani per studiare i sei grandi dipinti presenti nella sala consiliare di Asola. Da questo studio emerge chiaramente che la presenza veneziana ad Asola aveva lasciato molta più eredità di quanto sia rimasto oggi. Tra quel glorioso passato e il presente c’è quella che si può definire la “furia iconoclasta napoleonica”: atti storici attestano che Napoleone e le sue truppe, nel 1797, imposero che tutto ciò che rimandava a Venezia fosse distrutto. C’è anche testimonianza di uno scalpellatore pagato per rimuovere simboli di Venezia e della sua nobiltà (i celebri N.H., cioè Nobilhomo, e N.D., Nobilis Domina). La nobiltà ad Asola era di casa, spesso per intraprendere il cursus honorum a seguito dell’acquisto di titoli nobiliari grazie alla ricchezza arrivata con il commercio.

Da ricordare, più di recente, l’accoglienza di sfollati veneti dopo le guerra mondiali.

Oltre ai sei ritratti (tre di provveditori, due di dogi e un protettore) della sala consiliare, di veneziano ad Asola è rimasta in piazza c’è la fontana sulla quale, grazie ai restauri, si è scoperto che c’era lo spazio per sostituire lo stemma del podestà e del provveditore; poi resta una piccola parte della fortificazione voluta dai veneziani, mentre nel museo Bellini c’è uno scettro…