Perse nel Mantovano altre 55 aziende artigiane. La Cna: l’emorragia continua
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Nuovo saldo negativo nel primo trimestre e già oltre mille chiusure in cinque anni. Rodighiero: «Non è solo per la crisi Covid, il problema è strutturale e culturale»
MANTOVA. Non si ferma l’emorragia delle imprese artigiane nel mantovano. A lanciare l’allarme è la Cna partendo dai dati sulla nati-mortalità delle imprese elaborati dal Servizio informazione e promozione economica della Camera di Commercio: tra gennaio e marzo 2021, il saldo tra aperture e chiusure è stato di 55 unità in meno con una contrazione dello 0,5 % rispetto al -0,2 % registrato a livello regionale e nazionale. E i dati dicono anche che negli ultimi cinque anni il tessuto produttivo mantovano ha già perso 1.025 imprese artigiane di produzione e di servizio. Insomma nascono sempre meno imprese artigiane e la colpa non è solo del Covid, visto che l’erosione è iniziata molto prima della pandemia .
«Si tratta di un problema strutturale e culturale – afferma il direttore della Cna, Elisa Rodighiero – La continua contrazione che si trascina da troppo tempo del comparto artigiano mantovano è preoccupante considerando che alla fine del primo trimestre 2021 conta 10.890 imprese a fronte delle 11.915 di fine 2017. Basti pensare che negli ultimi dieci anni hanno chiuso 165mila “botteghe” artigiane nel nostro Paese». Fare l’artigiano oggi d’altronde è una sfida continua: «Strangolati da una burocrazia asfissiante – aggiunge il direttore – una tassazione occulta che ha mediamente un costo di otto/diecimila mila euro l’anno sulla gestione aziendale, una pressione fiscale attorno al 45%, oltre venti organi di controllo e una bulimia di leggi e leggine farraginose e che toccano pesantemente il portafoglio».
Secondo la Cna si tratta probabilmente anche di un problema di natura culturale: secondo un recente studio della fondazione Altagamma al termine della scuola secondaria gli studenti preferiscono i licei agli istituti tecnici, prediligendo i licei. «Come Cna –prosegue Rodighiero- abbiamo recentemente intrapreso un rapporto di collaborazione con il mondo della scuola con il preciso obiettivo di inserire i giovani nel mondo dell’artigianato e del lavoro. Allo stesso modo l’apprendistato e la formazione nelle aziende artigiane contribuisce a far crescere i giovani sul piano professionale e oggi un artigiano super specializzato è da considerare di pari livello di un laureato». Resta il fatto che le incertezze dello scenario economico, l’emergenza sanitaria e i lockdown hanno acuito le difficoltà in particolare nell’artigianato di servizio alle prese con le forzate chiusure delle attività. E ora «oltre al danno economico causato dalle chiusure – aggiunge il direttore della Cna – c’è da tener conto che quando le “botteghe” abbassano per sempre la saracinesca nelle nostre, si perde un tesoro di conoscenze». Insomma «gli artigiani – conclude – meritano una maggiore considerazione da parte della politica, delle istituzioni e delle forze sociali per lenire le profonde ferite economiche e sociali provocate dal Covid e accompagnarli con concrete e realistiche politiche di sostegno, incentivando l’artigianato 4.0».
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