Ora i baristi mantovani si organizzano: arriva la guardia anti-movida
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La mossa di quattro gestori in piazza Sordello: «Il vigilante ci aiuterà a monitorare l’afflusso dei clienti e a richiamarli al rispetto delle regole anti-Covid»
MANTOVA. Una guardia privata pronta a disciplinare, scoraggiare, tenere a freno. Un argine per incanalare la febbre di movida nei binari di un comportamento misurato. Allegro ma non troppo, non oltre la soglia della prudenza. E delle regole anti-Covid. L’iniziativa è dei quattro bar che si affacciano sul listone di piazza Sordello per affrontare senza ansia il primo weekend in giallo: Just Cafè, bar Gonzaga, bar Sordello e taverna Bonacolsi. Così l’1 e il 2 maggio (anche se il meteo minaccia capricci).
Di nuovo liberi, i clienti, di sedersi e consumare ai tavolini. Finalmente sollevati, i baristi, di aver riconquistato al virus una scaglia di normalità, ma sulle spine per il rischio che l’entusiasmo degli avventori si traduca in assembramenti.
«L’addetto alla sicurezza della società Cct ci aiuterà a monitorare l’afflusso della clientela, a limitare gli ingressi ai bagni e a richiamare al rispetto delle regole – riferisce Cristian del bar Gonzaga, anche a nome degli altri colleghi – Vogliamo lanciare un piccolo segnale sia ai clienti sia ai cittadini. Noi baristi non siamo una banda di “saltafossi”, teniamo anche noi alla sicurezza e ci opponiamo alla lettura per cui il problema dei contagi si concentrerebbe nei pubblici esercizi e nei ristoranti, mentre si può viaggiare tranquillamente in autobus o andare al supermercato». Il sospetto di Cristian è che si sia deciso di sacrificare un comparto a tavolino.
Confessa Cristian il magone per la sua piazza vuota, con i ciottoli orfani di passi e la facciata triste del Ducale. Desolata, piazza Sordello, come la città tutta, ma qui l’apnea sembra più affannosa. «Come sta andando il ritorno in giallo? Un mezzo disastro. Qualcosa si è mosso, anche con la riapertura delle scuole superiori, ma adesso aspettiamo che riparta il turismo, che il mercato del giovedì torni in centro e la campagna di vaccinazione avanzi. Aspettiamo una normalità piena».
Il guaio è che la pandemia sta soffiando su un centro già povero di uffici e avaro di negozi. Una città turistica di una bellezza preziosa, di nicchia. Una bellezza che senza sguardi rischia di appassire.
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